Domani a New York la 35ª Maratona

Quando domani lo starter darà il via alla 35ª edizione della maratona di New York, gli elicotteri delle televisioni di mezzo mondo riprenderanno decine di migliaia di persone in marcia sul ponte Da Verrazzano. I volti sorridenti, gli atleti veri e quelli del week-end. Tanti, tantissimi, italiani. Quasi duemila - 1.994, in base alle partecipazioni registrate al 24 settembre scorso - decisi a spruzzare d’azzurro i colori caldi dell’autunno newyorchese e a far sentire, lungo i cinque distretti che compongono la metropoli, tutto il calore e la passione di un drappello tra i più nutriti della gara. Fuori concorso gli americani padroni di casa, gli appassionati tricolori regalano all’Italia un ottimo piazzamento - quanto a numero di corridori - tra le Nazioni rappresentate alla Maratona della Grande Mela. Guardando alle consorelle europee, infatti, il Belpaese supera agevolmente la Spagna (223 atleti), sopravanza la Francia (1.936 atleti), cede di un soffio alla Germania (1.998 atleti) e deve accontentarsi di osservare da lontano - ma non troppo - l’Inghilterra, stella del Vecchio Continente con 2.646 atleti.In testa al gruppo italiano si accomoderanno Ottavio Andriani, Angelo Carosi e Rosa Munaretto, professionisti volati a New York per tentare di infrangere il dominio assoluto mostrato negli ultimi anni dagli atleti africani. Particolarmente agguerrito - nelle speranze dei tifosi azzurri - dovrebbe essere Andriani giunto a ridosso delle prime posizioni nell’edizione 2003 della competizione e atteso a migliorare il sesto posto strappato dodici mesi fa (con il tempo di 2h13’10") dietro ad Alberico Di Cecco, quinto con un personale 2h11’40". Lontano dalle posizioni di testa - lasciate ai campioni e ai professionisti - toccherà a Linus, popolare direttore di Radio Dj, incarnare il ruolo di vip in pantaloncini e scarpe da ginnastica. Oramai un habitué della manifestazione - partirà dal ponte Da Verrazzano per la terza volta - Linus cercherà di raggiungere l’obiettivo di sempre: arrivare a Central Park, dopo 42 chilometri di fatica, in meno di quattro ore.

Tra i volti della spedizione italiana, ancora, spiccheranno quelli di otto dipendenti della Reale Mutua, compagnia assicurativa, già sponsor delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. I primi tre classificati del gruppo - se lo vorranno - potranno fare parte dei Giochi piemontesi in qualità di tedofori, portatori del sacro fuoco di Olimpia. Accanto a loro - tra i tanti appassionati tricolori - anche i componenti della giunta di Castelbianco, un piccolo comune del savonese, i quali (guidati dal sindaco) hanno deciso di partecipare alla maratona di New York per portare il loro «messaggio di pace e di speranza». Un’idea nata dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e frutto del desiderio di «compiere una missione a livello internazionale» divenuto realtà grazie alla collaborazione di numerose aziende private e con il patrocinio della Provincia di Savona e della Regione Liguria.

Oltre agli italiani a comporre il variopinto e chiassoso popolo della maratona ci saranno anche personaggi particolari i quali non hanno mancato di attirare l’attenzione delle riviste newyorchesi. Con il numero 49821, riporta il settimanale Time Out, prenderà il via Zoe Koplowitz considerato il partecipante più lento di sempre. In gara da 16 edizioni per raccogliere fondi a favore dei malati di sclerosi multipla, la Koplowitz è abituata a finire la sua corsa in piena notte, spesso scortata premurosamente dai ’Guardian Angels’ e ben oltre le venti ore di corsa. Da seguire - sempre a giudizio di Time Out - anche la partecipante contrassegnata dalla pettorina W500: Mary Gladys Murphy, suora di Wilton, nel Connecticut. La religiosa - 72 enne, veterana della gara - correrà in sella ad una carrozzina e, così lamenta, senza particolare supporto delle consorelle. Per loro - osserva - non ha più l’età per simili «bravate».

Domenica, dall’alto dei loro elicotteri, le reti televisive internazionali non perderanno nulla della corsa: i professionisti, i corridori della domenica, l’enorme fiume colorato che si snoda per le vie della metropoli. Persino i cittadini assiepati sul marciapiede a fare il tifo. Nessun obiettivo, però, si soffermerà sull’esercito silenzioso di migliaia di uomini e donne che rende possibile, ogni anno, la realizzazione della corsa più famosa del mondo. Semplicemente migliaia perché è difficile contarli tutti e in maniera precisa. Oltre allo staff dell’organizzazione - riconoscibile dalle magliette con il logo dell’evento - attorno alla New York City Marathon ruota, infatti, un universo composto da poliziotti e vigili del fuoco chiamati a controllare l’ordine pubblico, dottori e infermiere a vegliare sulla salute di corridori e curiosi, operai per montare e smontare transenne e impalcature lungo gli oltre 42 chilometri del percorso. Senza contare le centinaia di uomini incaricati di rendere le strade della maratona lisce come un tavolo da biliardo per evitare cadute rovinose e incidenti sgraditi. I più silenziosi di tutti. Loro, infatti, lavorano nelle settimane prima dell’evento, non passano - nemmeno per sbaglio - di fronte a una qualsiasi telecamera ma portano, il loro mattoncino al fine di costruire, tutti insieme, il miracolo della maratona più eccitante del pianeta.

(06/11/2004)

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