Esaurito il carro dei vincitori
Altro sassolino di Colantuono

Dopo la vittoria contro l’Inter è tempo di esultare al pensiero che con lo stupendo poker di successi consecutivi si è saliti all’ottavo posto in classifica, una collocazione non certo da club partito con l’obiettivo-salvezza. Vota il sondaggio

Il carro dell’Atalanta è al limite della capienza. È questo il momento in cui ci si attiva energicamente per trovarvi un posto, anche scomodo, pur di salire. Persino la maggior parte degli incrollabili criticoni sta cercando di recuperare in extremis il tempo perduto unendosi a coloro votati da sempre al bicchiere mezzo pieno.

Nessuna meraviglia: così gira il mondo e girerà in futuro. Ma chiudiamola lì rispolverando il «non è mai troppo tardi». Adesso è tempo di esultare al pensiero che con lo stupendo poker di successi consecutivi si è saliti all’ottavo posto in classifica, una collocazione non certo da club partito con l’obiettivo-salvezza.

E potrebbe, addirittura, non essere finita qui considerando che mancano nove giornate alla conclusione del torneo, l’equivalente della bellezza di ventisette punti in palio. Parliamoci chiaro: anche chi riteneva proibitivo con la “P” maiuscola alzare l’asticella dei traguardi un pensierino al sogno europeo pare non lo abbia (finalmente) del tutto escluso. Del resto le attuali sette lunghezze che ci separano da quella prestigiosa zona non sono poche ma nemmeno incolmabili. L’ottimismo si rafforza, poi, all’idea di trovarsi di fronte ad una squadra in possesso di uno stato di forma invidiabile.

Passiamo al secondo sassolino di Stefano Colantuono, diretto secondo noi, di nuovo agli scettici, in rapida successione. Una decina di giorni fa il tecnico romano, in conferenza stampa a Zingonia, si era lamentato perché ci si dimenticava, spesso e volentieri, che l’Atalanta non si era mai trovata, nel corso del corrente campionato, nella terz’ultima posizione. Negli spogliatoi di San Siro, dopo il 2-1 rifilato alla formazione di Mazzarri, ha detto «per battere un’avversaria di questo calibro si è dovuto ricorrere anche ad un gran bel gioco». Il piatto è, proprio, servito.

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