Gasperini domenica sfida il suo passato
Con il Genoa dalla serie B all’Europa

L’ultima fermata del treno dei ricordi di Gasp porta alla sua vera casa calcistica. L’Inter era una parentesi troppo breve (e amara), il Pescara troppo lontana: la settimana da amarcord tocca il suo apice con Atalanta-Genoa di domani, parallelo tra presente e passato di Gian Piero Gasperini.

Gasperini uguale Genoa: fino a pochi mesi fa, l’equazione era automatica. In attesa che anche l’Atalanta possa inserirsi nella formula: i primi segnali sono incoraggianti e pronti a smentire l’assioma di un tecnico capace di grandi cose solo in rossoblù. Il Genoa, per lui, è stato una grande storia d’amore, non priva di alti e bassi, ma in grado di regalare un’infinità di emozioni. Dieci anni (non continuativi) da allenatore e leader carismatico di una squadra e di una piazza affamata, riportata in alto dopo tanto tempo: quando approdò in Liguria, il club era in astinenza da grande calcio, reduce da dodici stagioni tra B e C1. Nel 2006, Gasp era un allenatore emergente: a Genova abbandonò subito la cadetteria, guadagnando la promozione nella serie B più difficile di sempre (insieme a Juve e Napoli).

La storia era appena iniziata perché, negli anni successivi, l’allenatore è riuscito a restituire la dignità calcistica perduta al club più antico d’Italia: Genoa a metà classifica da neopromossa e poi al quinto posto, con una Champions sfuggita per via degli scontri diretti. Divenne Gasperson, il Ferguson italiano, con la caratteristica della predilezione per un calcio offensivo e divertente. Poi altre stagioni e soddisfazioni, compresa un’altra Europa cancellata però a tavolino.

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