Il docu-film sulla Curva Nord
fa litigare i tifosi del Brescia

Acque agitate al di là dell’Oglio: tutta colpa degli ultrà dell’Atalanta. Ma chi pensa a provocazioni, raid o rese dei conti è completamente fuori strada: questa volta hanno fatto tutto i bresciani. E per giunta da soli.

Acque agitate al di là dell’Oglio: tutta colpa degli ultrà dell’Atalanta. Ma chi pensa a provocazioni, raid o rese dei conti è completamente fuori strada: questa volta hanno fatto tutto i bresciani. E per giunta da soli.

Potenza del docu-film sulla Curva Nord, presentato la scorsa settimana e usato anche da Claudio «Bocia» Galimberti due giorni fa in Tribunale come supporto alla propria tesi difensiva . Con buoni risultati, considerato che almeno l’accusa di associazione a delinquere è caduta.

Il problema, visto dall’altrui sponda dell’Oglio è che l’autrice del film è bresciana: e considerata l’atavica rivalità tra le parti - che non se la sono mai mandata a dire, e che tendenzialmente preferiscono il dare - ci sarebbe già da discutere.

Capita poi che la regista Milva Cerveni sia pure moglie di Diego Piccinelli, leader storico del gruppo Brescia 1911. Ultime note caratteristiche: un daspo triennale rimediato sulla strada per La Spezia insieme ad altri 35 compagni di viaggio. Tesi difensiva: un’improbabile gita al mare. Un mese fa è arrivato pure il foglio di via da Brescia, conseguenza di una «centra» tirata adun conoscente reo di indossare una felpa del Verona, tanto per restare nell’ambito dei rapporti di buon vicinato. Il Piccinelli motiva invece la reazione con il rischio corso dalla moglie per un’incauta apertura della portiera dell’auto del malcapitato.

Comunque la si voglia vedere, la Cerveni da anni conduce su Rtb una trasmissione tv dedicata alle rondinelle che, via via, ha dato sempre più spazio alle vicende del movimento ultrà. Quando le è stato proposto il film, ha preso al volo l’occasione: del resto ne aveva già girato uno sui tifosi triestini. Ma Bergamo è un’altra cosa, e se da questa parte del fiume la circostanza ha suscitato al massimo qualche battuta qua e là, in quella opposta è diventata motivo di scontro. Fratricida.

Ad accendere la miccia , un comunicato alzo zero del gruppo Curva Nord Brescia: «Ci dissociamo nella maniera più assoluta da questa vergognosa iniziativa che manca di rispetto a tutti gli ultras che hanno pagato sulla loro pelle questa rivalità». E «siamo stati colti di sorpresa dal fatto che proprio una persona di Brescia, pur appartenente ad un piccolo gruppetto della tifoseria» possa aver realizzato il film sugli «odiati» rivali bergamaschi. Con i quali «l’unico rapporto che abbiamo avuto, abbiamo e sempre avremo è solo allo stadio e sulla strada».

E qui casca l’asino, perché il riferimento è sì alla Cerveni, ma soprattutto al marito e al suo gruppo che da tempo ha rotto con la curva e si è trasferito in un altro settore del «Rigamonti». E si sa che in questo mondo non ci si lascia mai abbastanza bene. Piccinelli definisce le perplessità «legittime ma non per questo autorevoli», l’altrui comunicato «vergognoso» così come le accuse, e difende la mentalità ultrà sua, del suo gruppo e anche della moglie «di cui andrò sempre fiero».

Ai curvaioli bresciani in sostanza manda a dire che non hanno capito «l’utilità e la finalità del progetto» nella battaglia contro «la disinformazione, la repressione, la tessera del tifoso» e tutto l’armamentario ideologico dell’ultrà tipo. Ma soprattutto gli deve essere rimasta sul gozzo la definizione di «piccolo gruppetto» attribuito a Brescia 1911. Almeno in questo campo, il tanto decantato sistema bresciano sembra non funzionare... 
Dino Nikpalj

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