Ivan Ruggeri: il campionato si vince con il turnover

Quando gli squilla il telefonino, Ivan Ruggeri è appena sceso dall’aereo che lo ha riportato in Italia da una settimana di vacanza all’estero. È partito con l’Atalanta superata in classifica dal Palermo, è tornato con l’Atalanta in testa alla classifica, dopo la vittoria di Vicenza.

Presidente, se n’è andato un terzo di questo interminabile campionato e siete primi, quasi sempre primi...

«È bello rientrare ritrovando l’Atalanta in testa dopo una vittoria su un campo difficile come quello di Vicenza. Il risultato di domenica è molto buono, la squadra ha bisogno di punti a tutto spiano. Il campionato è lungo, bisogna mettere fieno in cascina».

Ma voi stessi vi sareste mai aspettati una partenza di questo genere?

«Penso che nessuno si aspettasse una situazione così dopo 17 partite. Pensavamo di fare bene e avevamo fiducia nel gruppo che avevamo costruito, ma di certo un po’ di sorpresa c’è».

E lei che spiegazione si dà?

«Credo che questi risultati siano frutto del grande lavoro di tutto il gruppo».

Non c’è qualche singolo che l’ha sorpresa particolarmente?

«No, parliamo del gruppo. Nel complesso stanno facendo bene tutti quanti, senza differenze. Questi sono risultati che può portare a casa solo un gruppo unito. E ovviamente in questo discorso metto anche Mandorlini, che sta facendo benissimo».

Lei è sempre convinto che questo campionato si vincerà negli ultimi due mesi?

«Come potrei non esserlo. Gli ultimi due mesi saranno di fuoco, perché con un campionato così lungo alla fine sarà molto favorito chi avrà speso meno energie potendo sfruttare la possibilità di fare più turnover. Certo, poi se si arriverà a maggio con 15 punti di vantaggio sulla sesta, allora...».

Otto punti dopo diciassette giornate non sono mica male.

«Soprattutto sono straordinari se consideriamo che li abbiamo conquistati giocando diciassette partite in ottanta giorni o giù di lì. Roba da matti, abbiamo giocato domenica, mercoledì, domenica in continuazione. No, essere lì è un risultato straordinario...».

Dica la verità: questo inizio di campionato per lei è una bella rivincita...

«Ma no, lasciamo perdere. Noi non dobbiamo prenderci rivincite con nessuno. All’inizio del campionato abbiamo detto ai quattro venti che questa squadra era stata costruita con un unico obiettivo: tentare di tornare subito in serie A. Poi è chiaro non è semplice passare dal dire al fare, perché in questa stagione ci sono 24 squadre che vorrebbero salire in serie A, con l’occasione di cinque o forse sei promozioni...».

Lei dice: vincerà chi farà più turnover. E a voi, a parte lo sfortunatissimo Bellini, con gli infortuni fin qui vi ha abbastanza detto bene...

«Per ora sì. Però voglio dedicare un pensiero a Bellini, perché è davvero sfortunato. Stava facendo benissimo, lo aspettiamo in fretta di nuovo in campo».

Presidente, Mandorlini sabato ha detto che vorrebbe che di quest’Atalanta si parlasse di più. Tutti celebrano il Palermo, ora tutti parlano del Napoli. Perché secondo lei?

«Ma sì, ma è anche meglio così. D’altra parte non possiamo obbligare la gente a parlare di noi, anche se siamo primi in classifica. Cominciamo ad andare in serie A, poi parleranno».

Fra una manciata di settimane si riapre il mercato. A che punto è la vicenda Budan con il Palermo?

«È ferma, anche perché fino a gennaio non si può proprio fare niente».

Ma l’Atalanta a gennaio che farà?

«In questo momento non abbiamo bisogno di mercato. Non penso che compreremo nessuno, poi strada facendo vedremo».

Sta dicendo che se non accadono altri gravi infortuni l’Atalanta resterà questa fino a fine campionato?

«Certo, anche perché chi oggi è fuori per infortunio dovrà anche recuperare, prima o poi...».

Allora, tanto per fare nomi, parliamo di Comandini e Saudati.

«Comandini è pronto, ormai. Però ha bisogno di un’iniezione di fiducia, e non gli arriverà di certo dai fischi che ho sentito contro il Napoli. Non si aiuta così uno che rientra dopo un anno di infortunio».

Ma Comandini potrebbe andarsene?

«Vedremo, in questo momento non sto pensando al mercato».

Passiamo a Saudati. È tornato, gli avete dimezzato lo stipendio per via della sua «fuga» della scorsa estate. Com’è il vostro rapporto con lui adesso?

«Saudati sta piano piano recuperando: essendo un giocatore dell’Atalanta penso che più in fretta torna in forma, più in fretta torna in campo. È quello che spero».

E la vicenda dello stipendio?

«Abbiamo applicato il regolamento e non poteva che andare così».

Senta: Zamparini ha detto che a Palermo non vede abbastanza pubblico allo stadio. Lei che dice degli spalti del Comunale?

«Che se devo essere sincero non sono contento nemmeno io. Nonostante i risultati della squadra il pubblico non aumenta: non è un bel segnale».

Che si può fare per riempire lo stadio?

«Più di quello che stiamo facendo che possiamo inventarci? Siamo primi da due mesi, giochiamo un bel calcio, io non so...».

Forse c’è troppo calcio in tv?

«Forse, però ho visto una statistica secondo cui in serie A il pubblico aumenta. In serie B la situazione è drammatica, ci sono città con gli stadi vuoti. E noi facciamo poche migliaia di paganti».

Questo significa che per i conti dell’Atalanta tornare in A è vitale?

«Cominciamo ad andarci, poi affronteremo il problema».

Però la serie A è sempre la stessa: polemiche, sospetti, bufere...

«Non può che essere così quando ci sono società che fatturano 400 miliardi di lire e società che ne fanno 40. Il divario è tale che costringe le piccole a vendere quando hanno qualcuno di bravo, per poter sopravvivere. Altrimenti tocca rimetterci 30, 40 miliardi all’anno. E non è nemmeno moralmente sostenibile».

Le grandi di serie A hanno messo gli occhi sui vostri giovani?

«Non lo so, poi adesso vengono a chiederti i giocatori con offerte da poche lire... I nostri giovani stanno bene dove sono, devono avere la possibilità di maturare nel modo e nell’ambiente giusto».

Cosa che è capitata a pochi quando hanno lasciato l’Atalanta...

«Appunto: c’è sempre troppa fretta di andar via».

L’ultima domanda è sulla notizia del giorno: Blatter vuole fare campionati da 16 squadre. Lei che fa: sorride o lo prende sul serio?

«Ma che dica quello che vuole. Da noi la A si farà a 20 squadre, altrimenti ci sarà la rivoluzione davvero. Di gioppinate in questi ultimi anni se ne son fatte abbastanza. Ora basta. Ma basta davvero».

(03/11/2003)

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