La curva non canta?
Vi spiego il perché

Un fedelissimo della Nord affida il suo sfogo dopo la partita con il Palermo ad una lettera alla redazione de L’Eco di Bergamo.

Gentile redazione. Sono un tifoso. Sono appena rincasato dopo la partita pareggiata contro il Palermo. Sono deluso, non solo per il risultato, piuttosto per questa situazione inverosimile che si ripete da due partite in curva Pisani. Tifo e canto per l’Atalanta dai tempi di Sonetti, ne ho viste, nel bene e nel male, di tutti i colori. Ma nel bene e nel male, noi tifosi eravamo sempre compatti, sia ci fosse da incoraggiare, sia da contestare in situazioni negative. E più che aver pareggiato in casa una gara che avrei voluto vincere sono amareggiato per l’atmosfera dentro e fuori dallo stadio.

Arrivato allo stadio ho dovuto aspettare accalcato nella zona di prefiltraggio perché c’era un unico cancello aperto: praticamente obbligati a passare in mezzo agli ultrà che ci squadravano come fossimo crumiri in una fabbrica in sciopero. Una volta giunto il mio turno, DeaCard alla mano, sono stato invitato dagli steward a mostrare anche la carta d’identità: per quale motivo? La stessa tessera è dotata di fotografia! Misteri della burocrazia italiana.

Raggiunto il tornello leggo un foglio attaccato sullo stesso dove, sempre gli ultrà, invitano anche le persone «tesserate» a non entrare per solidarietà. Richiesta legittima, che io non condivido ma totalmente rispettabile. Peccato che sul manifesto fosse presente una foto con una curva praticamente vuota che non si capisce cosa c’entrasse dato che col Cesena la maggioranza dei tifosi era presente sugli spalti. Una volta dentro, come avvenuto due settimane fa, la parte centrale era delimitata da un nastro e alcune persone chiedevano, in maniera educata sia chiaro, di non occupare l’area per rispetto (?).

Ho letto recentemente un comunicato del gruppo dove veniva dichiarato che l’Atalanta viene sempre e comunque al primo posto. Io direi verrebbe. Perché se così fosse le stesse persone che hanno creato il recinto avrebbero potuto coordinare il tifo, per spingere la nostra squadra. Io ho invece l’impressione che per questi ragazzi il loro stesso gruppo abbia la priorità sull’incitamento alla squadra. Non è un critica, sia chiaro, ma se veramente si fosse voluto aiutare l’Atalanta sarebbe bastato poco per organizzare il tifo. Perché il problema è che chiunque si prendesse la responsabilità di far partire un coro poi sarebbe dovuto uscire, e passare ancora di là come il capo dei crumiri. Mettetevi nei panni di chi vorrebbe tifare e poi forse lo capirete, se sta zitto.

La mia impressione è che si sia preferito non fare nulla per fare risaltare l’assenza degli ultrà. Una scelta opportunistica. Secondo me i possessori di voucher stanno subendo un’ingiustizia, ma a pagarne le conseguenze non deve essere la squadra. Perché se è vero che le istituzioni quando si tratta di Bergamo sono particolarmente severe va anche detto che da noi c’è un atteggiamento tafazziano: non ci fossero stati scontri quella sera non starei scrivendo questa lettera, no?

Perciò ora mettiamo al primo posto la nostra squadra, e basta. E per favore: aiutiamoci a tifare. Se qualcuno parte, andiamogli dietro tutti. Così non ci sarà un capo dei crumiri ma saremo solo, tutti, tifosi dell’Atalanta.

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