La Figc: Doni non va assolto
«Ha partecipato alla combine»

«Si insiste per il rigetto dell'istanza avversaria». Così la conclusione della «contromemoria» presentata mercoledì dai legali della Figc al Tnas per rintuzzare la richiesta di assoluzione di Cristiano Doni, presentata dal suo difensoore, l'avvocato Salvatore Pino.

«Si insiste per il rigetto dell'istanza avversaria». In gergo calcistico si potrebbe dire che era un tiro telefonato, la conclusione della «contromemoria» presentata mercoledì dai legali della Figc al Tnas (il Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport, in pratica l'ultimo grado di giudizio della giustizia sportiva) per rintuzzare la richiesta di assoluzione di Cristiano Doni, presentata dal suo difensoore, l'avvocato Salvatore Pino.

Nel documento della Figc, i legali Luigi Medugno e Letizia Mazzarelli arrivano a sostenere il «concorso» dell'ex capitano nerazzurro nella presunta combine di Atalanta-Piacenza (3-0) del 19/11/11, basandosi sul ragionamento della Corte federale che ha ribadito la condanna a tre anni e mezzo: il nome di Doni «ricorre frequentemente nelle indagini, e in particolare con riguardo alle sue abituali frequentazioni con soggetti coinvolti», quindi è possibile dedurre «la compartecipazione del Doni all'andamento dell'incontro».

Basta, questo incastro logico? Il sospetto è che nei tribunali ordinari, dove si valuta sempre «al di là di ogni ragionevole dubbio», si faticherebbe ad arrivare a un giudizio di responsabilità. E, infatti, i legali della Figc sono abili a premettere che «alla luce dei diritti del principio sportivo, per la condanna di un illecito non è necessaria la certezza assoluta dell'imputabilità di una condotta, essendo sufficiente che il grado di prova richiesto sia comunque superiore alla semplice valutazione delle probabilità».

Per gli avvocati della Figc, basterebbero dunque la rete di telefonate in cui il nome di Doni compare come referente per l'Atalanta della presunta gara truccata e gli interrogatori della Procura di Cremona in cui alcuni degli indagati confermavano il coinvolgimento dell'ex capitano. Nella «contromemoria» della Figc si accenna pure alla questione dei 40 mila euro che, secondo uno degli indagati (Gianfranco Parlato), sarebbero stati consegnati nell'ambito della presunta combine da Doni all'allora amico Nicola Santoni, ex portiere. Quest'ultimo ha sempre scagionato l'ex capitano nerazzurro, ma per gli avvocati Medugno e Mazzarelli, avrebbe avuto buoni motivi per mentire.

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