Paloschi da Cividate, è nato un campione

All’improvviso un ragazzino bergamasco. Alberto Paloschi, 18 anni compiuti il 4 gennaio scorso, nato a Chiari ma di Cividate (dov’è cresciuto nella giovanili della Cividatese prima di approdare alla Primavera del Milan), è spuntato ieri dalla panchina rossonera al 18’ st e dopo diciotto secondi dal suo esordio in serie A ha regalato al Milan una vittoria fondamentale contro il Siena.

«È incredibile», ha ripetuto per tre volte uno stupito Ancelotti, e pare che gli sia scesa sulla guancia anche una lacrima. Così, dopo aver vagato per un’ora abbondante in cerca di un risolutore, un Milan vecchio nell’età e nelle idee ha trovato nel giovane Paloschi il modo per vincere una partita complicata contro un Siena bello ma sfortunato (un gol di Locatelli annullato ingiustamente e un palo di Frick). I rossoneri risalgono così la classifica conquistando un solitario quinto posto a -2 dalla Fiorentina.
C’erano anche loro, i massimi dirigenti della Cividatese, ieri al «Meazza»: e se Carletto Ancelotti faticava a credere nell’exploit del gioiellino appena immesso in campo, figuriamoci cosa deve aver provato papà Giovanni, in tribuna insieme al presidente degli arancioni Massimo Nicoli e al direttore generale Dario Ventura. «Per noi è stata una emozione fortissima - racconta Nicoli -, una cosa indescrivibile. Tutto lo stadio ha esultato al gol di Alberto, ma per noi che lo abbiamo visto crescere e spiccare il volo nel 2001 questo è un giorno che resterà nella storia. Tra l’altro, non credevamo più di vederlo entrare. Invece è toccato a lui e lui ha risposto alla grande».
Ancora emozionato, Alberto ha dedicato il gol alla sua famiglia «per gli sforzi che ha fatto per portarmi tutte le volte al campo, da Bergamo a Milano». L’azione che l’ha portato a decidere l’incontro è stata semplice: rinvio del portiere, assist di Seedorf e lui che vede la palla rimbalzare davanti a sé, la colpisce per mandarla sul palo lungo di Manninger e si rende conto di aver fatto qualcosa di eccezionale «quando la gente sugli spalti ha alzato le mani per esultare, fino a quel punto non mi stavo rendendo conto di niente». Poi le congratulazioni da parte dei compagni, in primis di Inzaghi, «che è sempre stato il mio idolo e vederlo congratularsi con me per il gol è stato un sogno».

E ancora i complimenti dei compagni negli spogliatoi e, dopo l’antidoping, le telecamere e i microfoni dei giornalisti ad inquadrare ed intervistare un ragazzo giovane, umile ma già maturo per la sua età. «Davanti a me ci sono grandi campioni da cui posso solo imparare - spiega Paloschi -, mi attendo di migliorare sempre, poi le cose arriveranno pian piano: la strada da percorrere per me è molto, molto lunga». E a chi gli ricorda che negli spezzoni delle tre partite da lui giocate in prima squadra (le due in Coppa Italia contro il Catania e quella di ieri) ha sempre segnato, lui risponde: «È stata anche fortuna». Dopo sette anni di giovanili nel Milan, saltando la categoria Allievi per arrivare nella Primavera, l’accettazione nella prima squadra passa sul campo dal gol segnato, e negli spogliatoi, dalla promessa «porterò le paste».

(11/02/2008)

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