Ruggeri: per guarire il calcio ben vengano le perquisizioni

«Quello che è successo oggi avrebbero dovuto farlo molto tempo prima. E forse l’Atalanta sarebbe già in serie A. Comunque meglio tardi che mai». Se l’Italia del calcio, messa sottosopra dalle perquisizioni della guardia di finanza, Ivan Ruggeri fa intendere che forse è l’ora della rivincita contro i furbi.

D’accordo la rivincita morale, ma dal punto di vista pratico a che serve un’operazione così al 26 di febbraio, nel vivo dei campionati? «Se non altro a capire - spiega il presidente dell’Atalanta - se c’è stata una truffa, sul fronte del bilancio o delle iscrizioni. In fondo è semplice: esiste una contabilità, basta vedere quando sono stati fatti i pagamenti degli stipendi per vedere se corrispondono alle liberatorie o se sono state fatte liberatore false. E lo stesso sulle iscrizioni, per vedere se qualcuno si è iscritto con qualche sotterfugio o meno. Confrontando i documenti raccolti nelle sedi delle società con quelli raccolti in Lega si verificherà se quello che è stato presentato da una parte trova riscontri dall’altra. O se qualcuno ha fatto il furbo».

«Il doping amministrativo -aggiunge Ruggeri - è un problema reale e non lo scopriamo oggi. Speriamo che questo sia l’inizio della cura. Certo, il malato è molto grave, ma qualche cosa bisogna pur fare ed allora ben vengano le perquisizioni della Guardia di Finanza».

Il presidente dell’Atalanta Ivan Ruggeri, quando scoppiò lo scandalo della false fideiussioni, fu uno dei più accesi sostenitori della necessità di tutelare le società con i conti in regola. Nella rovente estate 2003 Ruggeri si schierò decisamente contro la serie B a 24 squadre, chiedendo per la sua Atalanta, senza buchi di bilancio ma retrocessa sul campo, lo stesso trattamento che veniva riservato ad importanti società come Roma e Napoli, iscritte ai rispettivi campionati nonostante il ritardo nella presentazione delle fideiussioni. Una battaglia portata avanti fino al blocco dell’inizio del torneo cadetto, superato solo grazie all’accordo sulle cinque promozioni.

Se da queste indagini «dovesse emergere che abbiamo subito dei danni, naturalmente qualcun’altro dovrebbe pagarli. Noi siamo parte lesa». Ma precisa Ruggeri «in questo momento non chiedo niente a nessuno. Prima aspetto di vedere cosa succede. Vediamo cosa emerge dall’inchiesta. Per il bene del calcio io mi auguro che tutti ne escano puliti. Ma se siamo arrivati a questo punto vuol dire che qualche ragione la scorsa estate l’avevo».

L’auspicio dell’Atalanta: la magistratura faccia luce

(26/02/2004)

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