Un agente ferito: è stata un’imboscata

«Non si può morire per una partita». Salvatore Renda, 24 anni, agente del reparto mobile della polizia rimasto ferito ieri negli scontri al Massimino, è ancora sotto choc. Ricoverato nel reparto di osservazione del pronto soccorso dell’ ospedale Garibaldi ricorda con dolore e commozione gli scontri di ieri. «Non si può morire per una partita perchè un tifoso cerca di fare rivalere le proprie convinzioni sugli altri usando violenza», continua a ripetere dal letto l’agente. Che poi ricostruisce quanto gli è accaduto. «Stavo scortando con dei colleghi un gruppo di tifosi del Palermo al Massimino - ricorda - quando all’improvviso siano stati assaliti dagli ultras del Catania. Ci è arrivato addosso di tutto. È stata un’imboscata da guerriglia organizzata. All’improvviso l’aria si è resa irrespirabile, mi sono sentito male e sono svenuto». 

Renda si è svegliato in ambulanza mentre lo portavano al pronto soccorso. «In ospedale - aggiunge visibilmente commosso - ho saputo della morte di Filippo Raciti. Io lo conoscevo: era un amico, un grande professionista stimato da tutti. Conosco anche la moglie. È una tragedia, non si può morire per una partita».

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