Quotidiano Energia - Il 2022 è stato un anno del tutto anomalo per il sistema elettrico francese, divenuto importatore a causa di un crollo record della generazione nucleare non compensata dal picco storico della produzione delle centrali a gas e dal calo dei consumi indotto dalla crisi.
In base ai dati preliminari dell’operatore Rte, a seguito delle manutenzioni e dei problemi di corrosione i reattori hanno generato l’anno scorso 278,3 TWh, il 23% in meno del 2021 e il livello più basso dal 1989.
La quota dell’atomo nel mix elettrico transalpino è scesa così di 6 punti al 63%, costringendo il Paese a diventare - per la prima volta dal 2001 - importatore netto (16,5 TWh contro 43,1 TWh di export netto nel 2021).
Sul dato ha pesato anche il calo del 21% della produzione idroelettrica (a 49,6 TWh) dovuto alla siccità, che non è stato compensato da una crescita del 30% della generazione a gas al record di 42,9 TWh. Crescita che ha portato la domanda di gas del settore elettrico al picco storico di 60,5 TWh: +54% sul 2021 e quota del gas nel mix francese quasi triplicata al 9,8% (3,5% nel 2021).
Nel complesso, la quota dei fossili è salita di quasi il 4% a poco meno dell’11% del totale, mentre le fonti rinnovabili sono passate dal 24% del 2021 al 26% dell’anno da poco concluso.
Quanto alla domanda elettrica, Rte indica nel 2022 un calo rispetto all’anno precedente del 5,4% a 446,6 TWh.
Considerando le ultime 4 settimane dell’anno, il consumo di elettricità del Paese depurato dalle temperature mostra una “diminuzione strutturale” dell’8,5% nel confronto con la media dello stesso periodo nei sei anni dal 2014 al 2019 (pre-Covid).
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