Voce e gesti
per educare Fido

I comandi: con la voce o con i gesti? Meglio entrambi! Uno dei dubbi in cui ci si imbatte più di frequente quando si lavora con un attento proprietario riguarda il modo in cui ci si deve porsi per dargli un comando: meglio la voce o un gesto? Io sostengo che devono esserci entrambi, ma la questione va analizzata più a fondo.

Innanzitutto se pensiamo di avere per le mani un oggetto che si accende e si spegne dietro un comando, vocale o gestuale che sia, ci sbagliamo di grosso. Alla base di tutto, ben lo sapete, c'è tutto un fondamentale lavoro di leadership, senza il quale, utilizzando il nostro metodo, probabilmente potreste ottenere solo qualcosa di puramente meccanico e giocoforza legato solamente a un premio in cibo. Niente di più sbagliato, il cibo serve per iniziare, è un rinforzo potentissimo e determinante, ma non deve rimanere fine a se stesso.

Fatta questa doverosa premessa, vediamo nel dettaglio come agire per ottenere una soddisfacente risposta dal vostro amico peloso. I due esercizi che stanno alla base di tutto sono il “luring” e il “guarda”.

Il primo significa letteralmente insegnare al vostro cane a seguire la mano (naturalmente senza morderla), dapprima in maniera davvero semplice, facendogli fare qualche passo e magari un paio di curve, ma aumentando però di volta in volta la difficoltà. Può diventare un giochetto molto divertente, fatelo passare sotto le vostre gambe, mettete delle bottiglie (vi raccomando di plastica) per terra e fategli fare uno slalom, fatelo passare sotto il tavolo o le sedie, usate anche la fantasia, ad esempio due sedie accostate l'una all'altra e ricoperte da un telo formano un piccolo tunnel… Naturalmente ad ogni esercizio riuscito premiatelo con un bocconcino e una carezza.

Ovviamente il boccone che all'inizio tenevate in mano per “adescarlo” (da qui il termine luring), si sposterà in tasca o nel marsupio , e verrà elargito poi come ricompensa per avere correttamente seguito la vostra mano. Lo scopo di tutto ciò è fargli capire che seguire la nostra mano è bello, rendendola così un riferimento sicuro.

Ora siete pronti per iniziare a lavorare sui gesti. Attenzione: ho detto gesti, e non gesto! Perché dico questo? Perché noi italiani amiamo molto gesticolare, ma quando dobbiamo riferirci al nostro cane, ecco che subentra quella che io definisco “sindrome della maestra”, ovvero dito indice puntato quasi a pistola e… seduto! SEDUTO!! SEDUTO!!! E poi con lo stesso gesto e lo stesso piglio: terra! TERRA!! TERRA!!! Con il cane che spesso produce espressioni facciali facilmente comprensibili del tipo: “ma cosa vuoi?” oppure “in questo momento vorrei essere ovunque fuorchè qui!” e così via…

Ricordatevi due concetti fondamentali: il cane non capisce l'italiano né alcuna altra lingua, e utilizzare lo stesso gesto per tutti i comandi crea solamente della gran confusione. Nel tempo potrebbe anche capire e seguirvi, ma avrà fatto una gran fatica e comunque vi precludete la possibilità di fargli apprendere molte altre cose. Inoltre c'è il rischio che vi “bruciate” il comando: vi ricordate la favoletta di “al lupo, al lupo”? Fatene tesoro!

Ogni comando ha il suo gesto. Pensate ad esempio al “piede”, che nient'altro è se non un seduto laterale, cioè di fianco ai vostri piedi (e non frontale come di solito si fa per farlo sedere): sostanzialmente il cane ripete la stessa cosa, ma con un significato, un gesto e una parola completamente diversi!

Dopo avergli insegnato il “luring”, possiamo passare al “guarda”: si tratta di un comando semplicissimo, anche perché è il primo che mi piace insegnare e serve, appunto, per far sì che il vostro quattrozzampe si abitui a guardarvi, pronto poi per ricevere un comando. Partite con un piccolo boccone nella mano, fateglielo brevemente annusare e poi portate la mano verso il vostro viso.

Nel momento in cui vi segue, incrociate il suo sguardo per un secondo (non di più), dite la parola “guarda” e premiatelo all'istante. Ripetete questa procedure più volte e in svariate circostanze, dapprima in casa da fermo, mentre passeggiate, quando è distratto da qualcos'altro. Otterrete in maniera semplice ed immediata la sua attenzione, anche solo per una frazione di secondo, ma se sarete bravi potrete così portarlo a fare ciò che volete chiedergli, magari distogliendolo da una distrazione.

Inoltre si abituerà anche a concentrarsi contemporaneamente su mano e voce, facendovi essere sempre di più un riferimento sicuro e coerente su cui poter contare. Ecco quindi perché reputo che siano importanti in egual misura sia il comando vocale che quello gestuale, che sono complementari tra loro, e possono sì sostituirsi a seconda del momento e della necessità, ma devono rimanere entrambi ben presenti nella mente del vostro cane. Concludo con una doverosa una riflessione sul concetto di “comando”: esso non deve essere interpretato come il risultato di un meccanismo che il cane deve eseguire perché siamo noi i padroni.

Effettivamente i termini “padrone” e “comando” ci possono portare a questa interpretazione, ma nient'altro sono che il frutto di un vecchio retaggio utilizzato oggi per convenzione e perché sono di facile comprensione, ma ricordiamoci che per noi “padrone” significa essere proprietari civili e responsabili e per “comando” intendiamo il frutto di un rapporto ben instaurato fin dai primi giorni di convivenza con il nostro amico con la coda.

Paolo Bosatra
educatore cinofilo
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