
BRUXELLES - "Nel complesso, l'audizione di oggi" sullo stato di diritto in Ungheria "ha evidenziato che persistono notevoli preoccupazioni e purtroppo si sono aggravate". Lo ha detto il commissario europeo alla Giustizia, Michael McGrath, in conferenza stampa al termine del Consiglio affari generali a Bruxelles. "La posizione della Commissione nel complesso non è cambiata, la procedura dell'articolo 7 deve essere mantenuta finché le questioni che le hanno innescate rimangono irrisolte", ha aggiunto. La Commissione, come sempre, continua a essere pronta a impegnarsi in modo costruttivo con le autorità ungheresi su tutti questi temi".
Quanto alla messa la bando del Pride in Ungheria, "sono in gioco una serie di questioni molto importanti: una è il rispetto della Carta dei diritti fondamentali che abbiamo adottato nell'Unione europea negli ultimi 25 anni", ha sottolineato. In questo caso, McGrath ha detto che "il diritto alla libertà di riunione, la libertà di riunirsi pacificamente è un diritto fondamentale".
"Inoltre, nutriamo serie preoccupazioni per l'uso proposto della tecnologia di riconoscimento facciale basata sull'intelligenza artificiale e stiamo continuando a esaminare la legislazione in questione", ha aggiunto. "Non abbiamo preso alcuna decisione definitiva, ma non abbiamo escluso alcuna linea d'azione in questo momento", ha detto il commissario alla Giustizia.
Il ministro di Stato per l'Europa tedesco, Gunther Krichbaum, a margine del Consiglio affari generali ha ricordato come la procedura all'articolo 7 per violazioni dello Stato di diritto sia da tempo aperta nei confronti di Budapest. "Nessuno può accusarci di non essere stati pazienti", ha detto, aggiungendo che "a un certo punto dovremo pensare a come procedere", anche sospendendo il diritto di voto dell'Ungheria in seno al Consiglio Ue, opzione prevista nella procedura.
"La pazienza dei miei colleghi sta diminuendo di giorno in giorno", ha spiegato. "Non vogliamo lasciare nulla di intentato", ha aggiunto. Krichbaum ha poi respinto le accuse mosse più volte dall'Ungheria di un'ingerenza negli affari interni di uno Stato, sostenendo che "è compito della Commissione europea salvaguardare i trattati e quindi proteggere i diritti dei cittadini"
© RIPRODUZIONE RISERVATA