Migranti: Grandi (Unhcr), servono accordi, non veleni

Presentato a Bruxelles un nuovo documento dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati: nel 2018, nel Mediterraneo ogni giorno sono morti sei migranti. Lungo la rotta tra Libia e Italia, il tasso di mortalità è più che raddoppiato rispetto al 2017.

BRUXELLES - "L'Europa può gestire il fenomeno" migranti ma ci vuole al più presto almeno un "accordo temporaneo" tra Paesi 'volenterosi' in modo da poter fare gli sbarchi "senza provocare ogni volta tensioni" internazionali e senza "intossicare" il dibattito per fini politico-elettorali. Questa in sintesi la posizione espressa dall'Alto commissario dell'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi, presentando il rapporto sui 'viaggi disperati' nel Mare Nostrum mentre si attende la conclusione del caso Sea Watch 3.

 

Un documento dal quale emerge che nel 2018, complessivamente, nel Mediterraneo ogni giorno sono morti sei migranti, che lungo la rotta tra Libia e Italia, diventata la più pericolosa al mondo, il tasso di mortalità è più che raddoppiato rispetto al 2017 e che l'85% dei migranti in partenza viene bloccato dalla guardia costiera libica per finire poi in centri di detenzione "orribili". "Non basta contribuire a rafforzare la guardia costiera libica", ha sottolineato Grandi. "Bisogna intervenire su tutti il contesto del Paese in modo che anche lì queste persone possano essere gestite in maniera umana".

 

L'Alto commissario ha anche respinto le accuse rivolte alle Ong per presunti rapporti con i trafficanti. "Rifiuto" questa accuse, ha detto Grandi. "La capacità di ricerca e salvataggio di Ong e privati deve essere mantenuta e non può essere vista come un fattore che incentiva le partenze. La presenza di queste navi nel Mediterraneo centrale si è ridotta da 10 a 2 e questa è stata una delle cause dell'aumento del tasso di mortalità".

 

Quanto alle tensioni tra Italia e Francia, Grandi ha osservato che questi due Paesi "devono lavorare insieme" e anche con gli altri per trovare una soluzione al problema dei flussi. Grandi, rivolgendosi al governo italiano e agli altri leader Ue, ha poi lanciato un appello in vista delle elezioni europee del prossimo maggio. "Non utilizzate disgraziati che fuggono da guerre, persecuzioni, violenze e povertà a fini elettorali. Avere reso il dibattito così tossico non solo è negativo per il futuro di queste persone che abbiamo il dovere di aiutare ma è anche molto controproducente nella ricerca di soluzioni". L'Alto commissario, nel corso della presentazione del rapporto, ha evidenziato come si sia innescata una sorta di "corsa tra Paesi" a non prendere migranti, quasi una "gara contro la solidarietà" dettata da motivi politici interni. "Non vedo - ha osservato - la volontà politica" di risolvere i problemi aperti mentre si è venuta a creare "un'atmosfera tossica" che rende tutto più difficile.

 

Secondo i numeri presentati oggi dall'Unhcr, tra il 2017 e il 2018 gli arrivi via mare in Europa sono scesi da 172.324 a 139.300 (il numero più basso degli ultimi cinque anni) e in Italia si è passati da 119.400 a 23.400. In Spagna sono invece saliti da 28.300 a 65400 e in Grecia da 35.400 a 50.500. Nel secondo semestre del 2018 circa l'85% delle persone intercettate in mare al largo delle coste libiche sono state riportate in Libia (contro il 46% del primo semestre) mentre quelle sbarcate in Italia sono state solo il 3% del totale contro il 50% del primo semestre. Il bilancio complessivo dei morti e dei dispersi nelle acque del Mediterraneo è sceso dai 3.139 del 2017 a 2.275 nel 2018 ed anche quello delle vittime lunga la rotta tra Libia e Italia è diminuito passando da 2.873 a 1.312. Ma dal confronto di questi numeri con l'andamento degli arrivi emerge che, a fronte di una riduzione del 'tasso di mortalità' complessivo passato da un morto ogni 55 arrivi del 2017 a un morto ogni 51 arrivi del 2018, sulla rotta dalla Libia per L'Europa (essenzialmente l'Italia) questo rapporto abbia registrato una "impennata vertiginosa" arrivando a un morto su ogni 14 arrivi.

 

 

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