Italia-S.Sede/Padania contro Concordato. Poi Lega fa retromarcia
Roma, 27 ago. (Apcom) - Modificare unilateralmente il Concordato,
dopo lo scontro sull'immigrazione fra il Carroccio e la Santa
Sede, deve essere sembrato troppo anche alla Lega. E così, dopo
la proposta della 'Padania' di cambiare le norme che regolano i
rapporti tra Stato e Chiesa cattolica, è servito l'intervento dei
capigruppo leghisti di Camera e Senato per sedare la polemica: il
Concordato non si tocca.
Lo scontro sul terreno dell'immigrazione delle scorse settimane,
culminato nelle accuse rivolte da monsignor Vegliò al
ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, aveva indotto
il quotidiano del Carroccio a una durissima presa di
posizione contro il Vaticano, con un articolo firmato da Stefano
B. Galli. Dopo aver ricordato "l'ultimo episodio di una lunga
serie di ingerenze ideologiche e squisitamente politiche da parte
di uomini delle gerarchie ecclesiastiche", la Padania lanciava un
vero e proprio avvertimento: "I confini e le sfere di ingerenza
reciproca fra Stato e Chiesa sono precisi. Tuttavia se i rapporti
fra lo Stato e la Chiesa andranno avanti lungo questa deriva,
ossia le gerarchie ecclesiastiche proseguiranno in questa
politica marcatamente interventista nei confronti delle decisioni
e degli orientamenti della politica e delle istituzioni al di là
di ogni ragionevole confine di neutralità delle rispettive sfere
di intervento, bisognerà inserire nell'agenda delle riforme anche
una revisione di Concordato e Patti Lateranensi. Non ci pare il
caso".
Chi di certo non gradisce l'articolo è monsignor Agostino
Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti:
"Non mi fermo a raccogliere le pietre che mi lanciano dietro. Se
parlano contro di me posso rispondere solo che quando un
arcivescovo, in coscienza, sa di aver fatto il proprio dovere
dicendo ciò che la Chiesa insegna, non si ferma a raccogliere le
pietre che gli lanciano dietro".
Ma l'affondo della Padania provoca, com'è ovvio, anche le
critiche dell'opposizione. Dall'Italia dei valori è il capogruppo
al Senato Felice Belisario a lanciare l'allarme: "La Lega chiede
di rivedere il Concordato? Una minaccia degna del peggior
ricattatore: se parli ti faccio fuori. Ma probabilmente quelli
del Carroccio sono messaggi indiretti al premier, per ottenere
ancora di più da un Presidente del Consiglio sempre più debole".
Il Partito democratico chiama in causa direttamente il Presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi. Enrico Letta reclama chiarezza
"in Parlamento", sollecitando il Cavaliere a prendere la parola:
"Su questi temi deve parlare il Presidente del
Consiglio, gli chiediamo di venire in Parlamento a dire la sua
sul tema del rapporto fra la Chiesa e il Governo, alcune sue
componenti e alcuni suoi ministri, come il ministro dell'Interno
che ha tante competenze importanti nel rapporto con la Chiesa".
Beppe Fioroni, invece, manda un messaggio ai cattolici del pdl,
chiedendo di "mettere un argine alle parole di Bossi e Calderoli".
L'imbarazzo del Pdl è evidente dalla scelta del partito di
Berlusconi di non commentare la sortita del quotidiano leghista.
Poi nel pomeriggio arriva la brusca frenata dei 'padani'. "La
Lega - scrivono Federico Bricolo e Roberto Cota in una nota - non
ha alcuna intenzione di modificare il Concordato che così com'è
va bene". Secondo i due capigruppo "l'articolo è stato scritto da
un editorialista esterno ed esprime le sue opinioni personali".
Poi, rivolgendosi alla Santa Sede: "Ricordiamo che per quanto ci
riguarda non c'è alcuno scontro con la Chiesa Cattolica, anche se
alcuni personalità come monsignor
Marchetto hanno fatto dichiarazioni contro l'operato di questo
governo che noi non condividiamo".
La marcia indietro provoca la soddisfazione del Presidente della
Camera Gianfranco Fini, di fronte alla platea genovese della
festa del Pd. Pur non risparmiando affondi sul tema
dell'immigrazione, Fini prende atto della nota dei capigruppo:
"E' positivo che la Lega abbia smentito la Padania, dicendo che
il Concordato non c'entra nulla: e ci mancherebbe". E anche per
il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, il caso è
chiuso: "Le parole ufficiali della Lega fanno chiarezza sul fatto
che l'attuale maggioranza non pensa neanche lontanamente a
mettere in discussione il Concordato tra Stato e Chiesa".
Tom