Lodo Mondadori, giudice: mancava prova innocenza di Berlusconi

Lodo Mondadori, giudice: mancava prova innocenza di Berlusconi Motivazioni della sentenza su risarcimento da 750 milioni

Milano, 5 ott. (Apcom) - "Se Berlusconi non venne proscolto nelmerito dalla Corte d'Appello di Milano dall'accusa di corruzionefu perchè ad avviso della medesima non vi era l'evidenza agliatti dell'innocenza dell'imputato". Lo scrive il giudice diMilano spiegando perhè ha condannato in sede civile Fininvest apagare un risarcimento di 750 milioni alla Cir di Carlo DeBenedetti in relazione al caso Mondadori. Il giudice ricorda che Berlusconi dalla corte d'Appello ebbe le attenuanti generiche con conseguente prescrizione. "Trattandosi di sentenza non emessa a seguito di giudizio di merito ma solo a seguito di causa estintiva del reato essa non preclude in alcun modo che il Berlusconi ha commesso il fatto ai soli fini civilistici e risarcitori di cui si discute qui" conclude il giudice.Silvio Berlusconi fu corresponsabile con Fininvest per la ingiusta sentenza con cui il giudece Metta gli diede ragione contro la Cir di Carlo de Benedetti, nella vicenda del Lodo Mondadori. "Deve essere affermata la responsabilità della Fininvest per la condotta posta in essere dall'onorevole Silvio Berlusconi", si legge in un altro passaggio delle motivazioni della sentenza con cui il giudice di Milano Meisano ha condannato Fininvest a risarcire la Cir con 750 milioni.La vicenda risale al 1989 quando Carlo De Benedetti si alleò con i Formenton per la cessione delle loro azioni Mondadori, ma la famiglia cambiò idea e si schierò dalla parte dell'attuale presidente del Consiglio. Nel 1991 la Corte d'Appello di Roma diede ragione a Berlusconi, giudicando nullo il patto fra Cir e Formenton. Ne nacque un processo circa la legittimità di quel verdetto. Sabato il Tribunale civile di Minilano ha stabilito che la Cir ha diritto a un cospicuo risarcimento."E' dimostrata l'ingiustizia della sentenza Metta e la sua derivazione causale dalla corruzione dello stesso giudice Metta, argomento che resiste in ragione del ruolo primario che ebbe il Metta nella formazione della decisione del collegio, all'obiezione della collegialità della sentenza" scrive ancora il tribunale di Milano nel motivare la sentenza."Nessuno può dire in assoluto quale sarebbe stata la decisione che un collegio nella sua totalità incorrotto avrebbe emesso. Si vuole cioè dire che una sentenza ingiusta avrebbe potuto essere emessa anche da un collegio nella sua interezza non corrotto - scrive il giudice Raimondo Mesiano - Proprio per questo appare più aderente alla realtà determinare il danno subìto da Cir come 'perdita di chance'... E' vero che la corruzione del giudice Metta privò la Cir di ottenere da quella corte una decisione favorevole".

© RIPRODUZIONE RISERVATA