E' morto Paul Samuelson "padre" degli economisti del dopoguerra

E' morto Paul Samuelson "padre" degli economisti del dopoguerra Uno dei grandi del XX secolo; Nobel nel '70, autore imbattuto

Roma, 13 dic. (Apcom) - "Non m'interessa chi scriva le leggi di una nazione o architetti i suoi trattati più avanzati se io posso scrivere i suoi libri di economia". Paul Samuelson, scomparso oggi all'età di 94 anni nella sua casa di Belmont nel Massachusetts, primo americano a ricevere il premio Nobel per l'economia nel 1970, non ha mai nascosto il suo orgoglio accademico, che ha portato frutti duraturi e importanti. La sua scomparsa è stata annunciata infatti dalla sua seconda "casa". Quel Massachusetts Institute of Technology (Mit) che lui, con i suoi studi ha contribuito a far diventare una delle più importanti facoltà universitarie di economia del mondo dove hanno insegnato o studiato altri Nobel del calibro di George Akerlof, Robert Engle, Lawrence Klein, Paul Krugman, Franco Modigliani, Robert Merton e Joseph Stiglitz.Ma l'orgoglio di Samuelson può essere collegato anche al suo celeberrimo manuale "Economics", uno dei testi universitari più utilizzati della storia: pubblicato per la prima volta nel 1948, è stato il libro di testo più venduto negli Usa per quasi trent'anni. Tradotto in 20 lingue, vendeva ancora 50 mila copie all'anno a mezzo secolo dalla sua comparsa.Un libro importante perchè ha avvicinato intere generazioni di economisti alle idee 'rivoluzionarie' di John Maynard Keynes, l'economista britannico che negli anni '30 sviluppò la teoria che le moderne economie di mercato potessero cadere nel baratro della depressione e che avessero dunque bisogno di un forte contributo da parte della spesa pubblica, oltre che della politica monetaria, per tornare a crescere. Nessuno studente sarebbe più stato soddisfatto - scrive il New York Times - delle teorie del diciannovesimo secolo secondo le quali i mercati potessero "autoregolarsi" eliminando la disoccupazione senza la mano pubblica.Una lezione resa ancora più valida a partire dal 2008, quando una devastante crisi finanziaria internazionale, la peggiore dopo quella degli anni '30, ha reso necessaria un'applicazione su scala globale di ricette keynesiane per tentare di arrestare la caduta dell'economia, con misure d'intervento pubblico che solo pochi mesi prima, anche negli Stati Uniti, sarebbero state impensabili.La carriera economica di Paul Samuelson è durata ottant'anni. Da quando, nel 1932, studente di liceo a Chicago, si rese conto - come dichiarò in una recente intervista al Wall Street Journal - delle differenze tra ciò che veniva insegnato a lezione "e quello che ascoltavo fuori dalla finestre e sulla strada". Nel 1935 si iscrisse, malgrado l'opposizione dei suoi docenti, all'università di Harvard. E nel 1941 la sua tesi di Ph. D., più tardi pubblicata con il titolo "I Fondamenti dell'Analisi Economica" analizzò la struttura matematica che sottostava al funzionamento dell'economia, rivoluzionando la teoria corrente. Samuelson cominciò a insegnare all'Mit di Boston nel 1940. Un sodalizio che sarebbe durato per il resto della sua vita. Poi nel 1970 il premio Nobel per l'Economia, il primo conseguito da un americano, conseguito nel secondo anno dall'istituzione di tale riconoscimento. "Il contributo di Samuelson - scrisse il comitato per il premio Nobel in quell'occasione - è stato quello di, più di ogni altro economista contemporaneo, contribuire a elevare il livello analitico e metodologico della scienza economica. Lui ha di fatto semplicemente riscritto considerevoli parti della teoria economica".

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