Atalanta, lo spettacolo di Liverpool
Con il sogno realizzato entra nella storia

Il passo nella storia, l’Atalanta c’è, il miracolo si è realizzato. Bellissimo, indimenticabile, affascinante perché proprio a Liverpool, nella patria mondiale del calcio i ragazzi di Gasperini sono riusciti nell’impresa.

. Missione compiuta in goleada, adesso ci sarà ancora qualche settimana per capire chi sarà l’avversario, ma non pensiamoci. È tempo di festa, il primo traguardo stagionale è passato, quello più atteso, ma appunto inaspettato: chi l’avrebbe detto il giorno del sorteggio? Pochissimi. Everton, Lione, e i ciprioti dell’Apollon Limassol, vittima sacrificale solo sulla carta e Bergamo gode. Lo spettacolo è quello di Goodison Park, Bergamo si è trasferita lì, il Comunale in versione inglese: sarà che la classifica degli inglesi è da dimenticare e l’eliminazione realtà, ma ha fatto tristezza vedere così tanti spazi vuoti. I nostri invece c’erano tutti, un mare nerazzurro, che in tutti i 90 minuti si è fatto sentire, finendo nei mini e maxischermi dei loro conterranei, che hanno applaudito il tifo di chi ha avuto la fortuna di essere lì, in ogni modo, anche con pulmini partiti 48 ore prima.

A loro il giusto saluto al termine del match di un’Atalanta festante, che sul campo si è guadagnata l’accesso ai Sedicesimi, prima italiana a vincere nello stadio dell’Everton. Non senza fatica, perché gli avversari non hanno steso tappeti rossi ai nerazzurri, hanno approcciato meglio, ma poi è uscita la forza bergamasca. Chi ha giocato meno ha mostrato di starci benissimo tra gli undici. Devastante Castagne sulla destra, metronomo in crescita De Roon e poi gli uomini di sempre, su tutti uno di quelli che già in estate davamo tra i giocatori in rampa di lancio, Cristante, in gol in avvio di match, decisivo nel rigore sbagliato da Papu Gomez e sul fortunoso 2-0. In quel momento si è visto che questa squadra ha anche gli attributi: invece che abbattersi e dare spazio agli inglesi, ecco una nuova aggressione ai portatori di palla, un sacco di occasioni da rete non sfruttate con un Papu egoista alla ricerca del gol ad ogni costo.

Resta sempre lui il simbolo di questa squadra, toccato spesso duro dagli avversari per arginare la sua qualità, un egoismo motivato, chi al suo posto non avrebbe fatto lo stesso, per entrare nella storia dal portone principale. Le palle gol non sfruttate restano un cruccio che non permettono di chiudere le partite in anticipo, ma c’è tempo per migliorare. Poi nel finale è nata un’altra partita, contro un Everton pieno di giovani. Ed eccole le seconde linee vogliose di più spazio: Goesen e due volte Cornelius. Ora c’è un primo posto da guadagnare, da regalare ad un pubblico costretto senza malumore ad invadere nuovamente lo splendido Mapei Stadium di Reggio Emilia. E’ già storia, chi ha potuto viverla Liverpool se la porterà nel cuore per sempre. C’erano Lisbona, Istanbul e Malines solo per dirne alcune tra anni 80 e 90: ora c’è Goodison Park, nella leggenda per tutti gli atalantini. «Siam bergamaschi e non abbiam confine»: dopo il 2-0 lo stadio trema, sono i nostri, la storia è compiuta.

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