Fontana: «Fase 2, pronti il 4 maggio
se la scienza dirà che si può ripartire».

«Nell’ipotesi in cui l’evoluzione del virus dovesse andare in senso positivo e ci fossero le condizioni, noi il 4 maggio dovremo essere pronti per la riapertura, purché non prescinda mai dalla sicurezza dei nostri cittadini e lavoratori».

Lo ha sottolineato, venerdì 17 aprile, il governatore lombardo, Attilio Fontana, in collegamento con Mattino Cinque. «La condizione ineludibile per parlare di riapertura è che ci sia il via libera della scienza. Se la scienza ci dirà bisogna stare chiusi staremo chiusi, però allo stesso tempo non possiamo farci trovare impreparati», ha aggiunto Fontana.

Nella cabina di regia con il governo per la «fase due» dell’emergenza Covid «io credo che ogni Regione debba presentare il proprio progetto, le proprie idee, che ci si debba confrontare». Lo ha spiegato sempre Fontana. «È la stessa cosa che avviene oggi con il tavolo che ho convocato, dove ci saranno tutti i componenti della nostra regione, economiche, sindacali, culturali, delle università. Qui ascolteremo le esigenze e i pareri di tutti e poi faremo sintesi» ha detto Fontana parlando degli Stati generali per il patto dello Sviluppo in programma a Palazzo Lombardia.

«Altro argomento su cui bisogna iniziare a ragionare - ha aggiunto il governatore in mattinata - è quali sono gli interventi che la Regione e lo Stato dovranno promuovere per agevolare la ripresa economica. Sono tanti gli argomenti da affrontare, se non si inizia…».

«Io aspetto con estrema serenità l’esito»: così ha risposto il governatore lombardo alla domanda se pensa che dalle indagini della magistratura sui contagi e i decessi per Coronavirus nella case di riposo possano emergere «errori gravi» da parte della giunta lombarda. «Noi abbiamo fatto una delibera che è stata proposta dai nostri tecnici. Sono stati i nostri esperti che ci hanno detto che a determinate condizioni - e cioè che esistessero dei reparti assolutamente isolati dal resto della struttura e addetti dedicati esclusivamente ai malati Covid - la cosa si poteva fare» ha argomentato Fontana. Noi abbiamo fatto questa proposta, le case di riposo che avevano queste condizioni hanno aderito. Non bisogna dimenticare che la scelta è stata fatta perché non avevamo più posti negli ospedali per ricoverare la gente che non poteva più essere curata a casa. Però sono stati i nostri tecnici che ci hanno fatto la proposta, che hanno valutato del condizioni delle singole case di riposo e noi ci siamo adeguati».

«Sono pochissime le case di riposo che hanno aderito alla nostra proposta: su 705 in Lombardia, solo 15 avevano le condizioni e hanno accettato. I dati di queste 15 sono in linea, anzi leggermente sotto alla media. Rispetto a Bergamo, per esempio, sono molto sotto» ha affermato Fontana, ricordando che la «responsabilità del controllo è dell’Ats, che si è recata sul posto per verificare che vi fossero le condizioni necessarie».

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