Il no sulla Legge antimoschee:
«Ostacola la libertà di culto»

La legge regionale «antimoschee» ostacola la libertà di culto. Questa la principale ragione per cui la Corte Costituzionale, nelle scorse settimane, ha bocciato il provvedimento. Le motivazioni della sentenza sono state rese note giovedì.

«Non è consentito al legislatore regionale, all’interno di una legge sul governo del territorio, introdurre disposizioni che ostacolino o compromettano la libertà di religione», si legge nella sentenza.

In sostanza la Consulta ha giudicato «discriminatorie le condizioni che la legge regionale lombarda ha stabilito per l’applicabilità delle norme sugli edifici di culto agli enti delle confessioni non cattoliche e prive di intesa». La legge regionale, infatti, prevedeva un regime diverso per la Chiesa cattolica e le confessioni religiose con intesa, da una parte, e le confessioni religiose senza intesa con lo Stato dall’altra. Solo per queste ultime «si stabiliva che le norme sugli edifici di culto fossero loro applicabili a condizione che possedessero alcuni requisiti non richiesti alle altre confessioni religiose».

Dunque la norma è stata dichiarata incostituzionale «per violazione sia del principio di eguaglianza nella libertà di religione e di culto, che non ammette discipline restrittive solo per le confessioni senza intesa, sia del divieto per la legge regionale (che pure può disciplinare l’edilizia, anche di culto) di entrare nel merito dei rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose». Il documento, approvato un anno fa in Consiglio regionale, era stato impugnato dal governo. Il provvedimento prevedeva una serie di «restrizioni a livello urbanistico» e la possibilità per i Comuni di indire un referendum per consultare la popolazione interessata dalla costruzione di un nuovo luogo di culto.

La Regione ha già fatto sapere di essere intenzionata a presentare una nuova legge in materia. Commentando la decisione della Corte, l’assessore regionale al Territorio Viviana Beccalossi ha sottolineato: «Suona come una tremenda beffa leggere, proprio in queste ore, caratterizzate dall’ennesima strage di matrice islamista che, alla base della bocciatura di alcune parti della legge regionale della Lombardia sulla costruzione di nuovi luoghi di culto, ci siano i termini “discriminazione” e “uguaglianza” religiosa». Dure le parole anche del capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Bergamo, Alberto Ribolla: «È una cosa assurda, mi sembra ovvio che chi ha un’intesa con lo Stato debba avere una via preferenziale». La legge « non vietava di aprire moschee ma metteva dei paletti chiari». Di parere opposto l’assessore bergamasco all’Innovazione, semplificazione e servizi demografici, Giacomo Angeloni. «La Corte Costituzionale ha chiesto alla Regione di normare gli aspetti urbanistici e non quelli religiosi che non sono di sua competenza», ha sottolineato l’assessore. Adesso «resta il compito gravoso di capire qual è l’interlocutore che si potrà avere per realizzare un luogo di culto islamico».

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