Mutui, nuova clausola
Casa alla banca se non paghi le rate

La casa potrà andare direttamente alla banca, senza passare dal Tribunale, dopo 18 rate non pagate, in caso di morosità quindi, non di semplice ritardo nell’onorare il proprio debito.

È uno dei paletti inseriti da Camera e Senato nei pareri, approvati, sul decreto attuativo della direttiva europea sui mutui che già però, secondo il governo, partiva dalla volontà di riequilibrare le norme in favore di chi contrae un mutuo.

Una visione contestata fin dall’inizio dalle opposizioni, soprattutto dal Movimento 5 Stelle, che anche ieri mattina non ha fermato la sua protesta, arrivando con un sit-in fin sotto la sede del governo. Di polemiche incomprensibili aveva invece parlato il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, difendendo la bontà dell’intervento dell’esecutivo: il governo ha dato parere favorevole, ed è pronto a recepire le condizioni poste dai documenti parlamentari perché «sono ultra ragionevoli» e puntano a introdurre «ulteriori vincoli volti a rafforzare» la posizione del mutuatario.

La nuova clausola che si applica solo ai nuovi mutui, ha ricordato, dice che «è sufficiente a rimborsare il credito», se invece ci sono eccedenze la banca dovrà restituirle. Niente timori, insomma, che si scatenino raffiche di pignoramenti, che peraltro negli ultimi tre anni si sono ridotti.

In sostanza le nuove norme vanno a regolare per legge il cosiddetto «patto marciano», che consente che il bene oggetto di finanziamento estingua il debito (e in caso di eccedenza, questa vada invece restituita dalla banca al mutuatario).

Nei pareri del Parlamento si chiede che la clausola che prevede la cessione del bene in caso di inadempimento non sia obbligatoria e quindi non condizioni la concessione del mutuo (anzi, l’inserimento della cosiddetta «clausola di inadempimento» deve essere oggetto di un accordo esplicito tra le parti, e al momento della sottoscrizione il cittadino deve essere assistito da un consulente che dovrà fornire un’informazione chiara e semplificata per permettere al cittadino di valutare la convenienza – o meno – della clausola stessa); che scatti dopo almeno 18 rate non pagate (e non 7 come inizialmente previsto), che non sia retroattiva e che non si possa applicare quindi a mutui già sottoscritti e alle surroghe, che il perito per la valutazione dell’immobile sia nominato dal Tribunale e che il debito venga appunto estinto anche se di entità superiore al valore dell’immobile.

Tra le richieste aggiunte dalla commissione Finanze della Camera quella che la banca si impegni a vendere in ogni caso l’immobile al «miglior prezzo» possibile, mentre il Senato chiede che per far scattare la clausola si tenga conto non solo del dato temporale (le 18 rate appunto, che dovranno essere disciplinate con un successivo atto amministrativo) ma anche, in alternativa, dell’entità del prestito non onorato.

Il Senato chiede anche che nelle norme attuative si faccia attenzione a casi di particolare debolezza dei debitori, come i coniugi separati. Ora il governo dovrebbe recepire queste richieste (tutte o in parte, visto che i pareri non sono vincolanti) prima del varo definitivo del testo, che deve avvenire entro il 21 marzo.

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