Quali sono le città più smart d’Italia?
Bergamo, salto in avanti: è undicesima

Bergamo avanza nella classifica ICityRate2016 e passa da 18esimo al 11esimo posto, a un passo dalle prime 10 smart cities in Italia. Brescia è dodicesima.

In particolare Bergamo eccelle sull’assistenza sanitaria: il dato relativo all’emigrazione ospedaliera in altra regione per ricoveri ordinari acuti sul totale delle persone ospedalizzate residenti nella regione, restituisce un quadro di alta qualità dell’assistenza sanitaria per Bergamo, ma anche Lecco, Como, Monza, Sondrio e Varese.

Ma andiamo al podio, composto da Milano, Bologna e Venezia che scalza Firenze. L’indagine è realizzata da Edizioni Fpa sulla base di 106 comuni capoluogo e 105 indicatori statistici, rimpolpati dagli 84 della scorsa edizione, raccolti in sette aree tematiche: economy, living, environment, people, mobility, governance e legality. L’indagine è coordinata da Gianni Dominici e curata da Valentina Piersanti e Massimo La Nave.

Il capoluogo lombardo (624 punti) è ormai la punta di diamante dello smart living italiano. L’ulteriore fuga in avanti arriva in particolare dalle ottime prestazioni registrate nelle dimensioni economy, people e appunto living. Per esempio, è la città col più alto valore aggiunto procapite, il maggior numero di brevetti, la principale sede di imprese di grandi dimensioni accompagnati da realtà innovative come Fablab e makerspace, quartieri generali dei nuovi artigiani digitali.

Bologna, distante 60 punti contro i 25 dello scorso anno (è a quota 565), eccelle invece nelle metodologie di governance (cioè tutti quei provvedimenti che parlano di partecipazione, open data, nuovi strumenti di programmazione, stabilità economica e capacità gestionale).

Bene anche la vita, nel capoluogo emiliano, dalla cura dell’infanzia all’alta attrattività urbana. A Bologna ci si resta ad abitare. Secondo il rapporto Smart City Index era invece al primo posto. La terza piazza va quest’anno a Venezia (514 punti), in salita di due posizioni sull’anno scorso.

I fiori all’occhiello sono mobilità (secondo posto nella classifica di settore), capitale umano, governance e struttura economica, favorita dal rapporto con Mestre. Firenze è quarta ma a strettissima distanza dal capoluogo veneto (511 punti). E comunque porta a casa la vetta nella dimensione people, perdendo tuttavia terreno nell’ambiente e nella legalità.

Quest’anno fra gli indicatori ce ne sono alcuni molto importanti. Dall’accoglienza e gestione dei flussi migratori al magnetismo sui cervelli e i talenti, dunque la capacità di fare startup, fino ai finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione, l’uso sociale degli spazi pubblici e la sicurezza. Nel conteggio anche la fruibilità ferroviaria, il bike sharing, i coworking e l’e-commerce.

Dopo le quattro città metropolitane arrivano nel top della classifica Padova e Torino, seguite dalle piccole capitali: Parma, Trento, Modena e Ravenna. Di Roma e Napoli non c’è traccia non solo nella top ten ma neanche nella top 20. La capitale arriva infatti solo alla 21esima piazza (considerando la situazione in cui versa da mesi neanche un risultato da disprezzare) mentre Napoli sprofonda all’89esima su 106.

Lanciandosi oltre le prime 10 posizioni spuntano Bergamo, Brescia, Bolzano, Reggio Emilia, Pisa, Trieste, Ferrara, Verona, Udine, Pordenone e poi, appunto, Roma con 469 punti, 155 sotto Milano ma almeno stabile rispetto allo scorso anno.

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