Servizi a picco, tiene il commercio
Bergamo, peggio della media regionale

Nel commercio la crescita dell’alimentare non compensa il crollo degli altri servizi. Tra i servizi, alloggio e ristorazione i più penalizzati. Trionfa il pessimismo nelle aspettative. I dati forniti dalla Camera di Commercio orobica.

Commercio - Per il commercio al dettaglio l’emergenza Covid-19 fa registrare nel primo trimestre del 2020 un calo di fatturato su base annua del -7,2%. È una perdita più contenuta rispetto agli altri settori economici perché alcuni segmenti della distribuzione non sono stati toccati dal confinamento e hanno addirittura beneficiato della situazione straordinaria. In particolare, la grande distribuzione a prevalenza alimentare ha fronteggiato una significativa crescita della domanda, anche per via della chiusura di bar e ristoranti. Il risultato è stato, sia in provincia che in regione, un incremento di fatturato per gli esercizi non specializzati intorno all’8%, che non è stato però sufficiente a controbilanciare il crollo degli esercizi non alimentari, la cui perdita di fatturato si aggira intorno al 20%.

Dopo la sostanziale stagnazione degli ultimi anni, l’indice del fatturato in un solo trimestre passa da quota 87,8 al valore di 81, per una variazione congiunturale del -7,8%: si tratta della caduta più ripida registrata in tutta la serie storica, che spinge l’indice su un nuovo livello di minimo.

Rimangono complessivamente stabili i prezzi, anche in questo caso per via di tendenze opposte tra i diversi comparti: i listini sono infatti cresciuti nei negozi non specializzati e specializzati alimentari, dove la forte domanda per alcune tipologie di beni ha causato anche problemi di reperimento, mentre i prezzi sono calati negli esercizi non alimentari.

I dati sulle vendite di ipermercati e supermercati confermano la crescita registrata dalla grande distribuzione a prevalenza alimentare. Dopo l’andamento piatto evidenziato nel 2019, il primo trimestre del 2020 registra infatti una crescita significativa delle vendite in valore e in quantità. Incrementi rilevanti riguardano sia i prodotti alimentari, per via della maggior frequenza di pasti in casa in seguito alla chiusura di bar e ristoranti, sia quelli utilizzati per la cura della casa, a causa della maggior importanza attribuita alle procedure di pulizia e igienizzazione.

Tiene al momento l’occupazione delle imprese bergamasche del commercio al dettaglio con un saldo nullo tra entrate e uscite. Dopo la fase positiva che ha caratterizzato gli ultimi anni, sarà decisivo vedere l’atteggiamento delle imprese nei prossimi mesi: quando da un lato scadranno i provvedimenti straordinari messi in campi dal governo per salvaguardare l’occupazione e dall’altro si capiranno quali sono i nuovi livelli su cui si attesterà la domanda dei consumatori.

Le aspettative degli imprenditori bergamaschi attivi nel commercio al dettaglio mostrano un brusco peggioramento, giustificato dal fatto che al momento dell’intervista era ormai chiaro che le misure di contenimento dell’epidemia avrebbero condizionato il secondo trimestre in modo ancora più pesante rispetto al primo. Circa il 60% degli intervistati si aspetta un ulteriore peggioramento per fatturato e ordini ai fornitori tra maggio e giugno, a fronte di un 15% che prevede invece una crescita. Meno pessimiste le previsioni sull’occupazione anche per via del maggior grado di rigidità del mercato del lavoro.

Servizi - Gli effetti del Covid-19 risultano molto pesanti per le imprese bergamasche dei servizi: nei primi tre mesi del 2020 il fatturato diminuisce del -12,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’impatto dell’emergenza sanitaria non è stato uguale per tutti i settori: le attività di alloggio e ristorazione hanno pagato il prezzo più alto, costrette in gran parte a chiudere per rispettare le norme di distanziamento sociale e registrando perdite percentuali comprese tra il -20% e il -30%, mentre il commercio all’ingrosso ha risentito della chiusura degli esercizi commerciali e ha evidenziato un calo in linea con la media; meno colpito il settore dei servizi delle imprese, che pur risentendo del calo generalizzato della domanda è riuscito a limitare i danni, proseguendo in lavoro agile.

Dopo tre anni di crescita vivace, l’indice del fatturato nel primo trimestre del 2020 scende dal valore 93,8 a quota 82,4, nuovo punto di minimo della serie storica: la variazione congiunturale è pari al -12,2% e risulta più negativa anche in confronto a quelle che avevano caratterizzato le passate recessioni del 2009 e del 2011-2012, quando il processo di caduta era stato più graduale.

Il calo bergamasco risulta più accentuato di quello regionale. Si conferma quindi il divario che negli ultimi anni aveva mostrato una dinamica più favorevole anche grazie alla spinta fornita da Milano, polo di eccellenza nazionale nell’ambito del terziario e dei servizi alle imprese.

Sul fronte dei prezzi si è assistito a un rallentamento del trend crescente degli ultimi due anni, con una variazione quasi nulla rispetto al trimestre precedente. Anche se è presto per prevedere l’impatto dello shock sui listini delle imprese, è probabile che, nonostante i maggiori costi affrontati dalle imprese per adeguarsi ai protocolli di sicurezza, l’effetto legato alla debolezza della domanda risulterà prevalente, calmierando i prezzi e riducendo così i margini di profitto.

La gravità della situazione è evidente dalla quota di imprese che dichiara un calo di fatturato su base annua, pari al 67% (erano il 35% a fine 2019): si tratta anche in questo caso di un dato senza precedenti nella serie storica, che supera il record negativo registrato nel primo trimestre 2009, quando la percentuale di imprese in perdita si era attestata al 57%. Rimane comunque una quota pari al 27% che dichiara una crescita di fatturato.

Sul fronte dell’occupazione le imprese dei servizi registrano un calo del -0,4% del numero di addetti nel trimestre, ma si tratta di una tendenza negativa che si era già manifestata nella seconda parte del 2019. Come per gli altri settori economici, l’effetto del Covid-19 non è ancora evidente nei dati occupazionali per via dei provvedimenti governativi che hanno irrigidito il mercato del lavoro.

Le aspettative degli imprenditori per il secondo trimestre raggiungono un grado di pessimismo mai registrato prima: la percentuale di quanti prevedono un ulteriore calo di fatturato raggiunge il 74,5%, a fronte di un 6,1% che si attende invece una crescita. Anche le previsioni occupazionali mostrano il livello più basso dal 2007. Tali previsioni lasciano presagire un secondo trimestre ancora più critico per le imprese dei servizi a Bergamo. Le attività più colpite saranno nuovamente quelle di alloggio e ristorazione, costrette a rimanere chiuse fino a metà maggio e penalizzate dalle norme di distanziamento sociale e dalla minore domanda domestica ed estera.

Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: «Rispetto alla manifattura, il commercio presenta una situazione un poco meno negativa, ma il valore complessivo è frutto di una media tra diversi comparti con andamenti piuttosto difformi. Decisamente più critici i numeri dei servizi, ancora una volta risultato medio tra i crolli di ristorazione e ospitalità e la tenuta dei servizi alle imprese. In ogni caso, la pandemia aprirà nuovi scenari per le imprese che meglio si adatteranno al nuovo contesto, mentre sembra probabile un impulso positivo per il commercio elettronico, un più moderno commercio alimentare al dettaglio, la filiera dei prodotti farmaceutici e quella dei presidi sanitari.»

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