Tangenti, arrestati 2 bergamaschi
Collegamenti con la ’ndrangheta

Ci sono anche 2 bergamaschi tra gli arrestati della maxi operazione milanese sui subappalti truccati di numerose opere pubbliche lombarde.

La presunta associazione per delinquere, smantellata nell’ambito dell’inchiesta milanese con al centro l’acquisizione di subappalti di opere pubbliche in Lombardia, sarebbe stata formata da «imprenditori bergamaschi e calabresi», alcuni dei quali «aventi contiguità ad un contesto criminale di ’ndrangheta». È quanto emerge dagli atti dell’indagine, condotta dalla Gdf e coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Ilda Boccassini e dal pm Bruna Albertini. Tra le 11 persone finite in carcere (per tre, invece, sono stati disposti i domiciliari) c’è anche Pierino Zanga, imprenditore bergamasco, «formalmente mero dipendente all’interno delle varie società, ma di fatto ”dominus” di un circuito di società aggiudicatrici dei vari subappalti per la realizzazione di opere pubbliche».

La custodia cautelare in carcere è stata disposta anche per Salvatore Piccoli, imprenditore nato a Catanzaro, per le due presunte «teste di legno», Pierluigi Antonioli e Giuseppe Colelli, per l’imprenditore bergamasco Venturino Austoni, e poi ancora per Antonio Stefano e Graziano Macrì, ritenuti dagli investigatori vicini a clan della ’ndrangheta. E poi ancora per l’imprenditore Giuseppe Gentile, originario di Reggio Calabria, per il commercialista Giuseppe Tarantini e Alessandro Raineri, presunto «faccendiere bresciano» accusato anche di diversi episodi di millantato credito. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti il dipendente della NordIng, Massimo Martinelli, Gianluca Binato, dipendente della società «Itinera», e l’imprenditore Livio Peloso. Secondo le indagini, le «condotte corruttive» sarebbero consistite nella «concessione, a favore di dirigenti e responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici di dazioni in denaro, beni e utilità varie” per ottenere “agevolazioni” nell’aggiudicazione dei lavori».

La Gdf ha anche accertato«violazioni penal-tributarie», tra fatture false e «indebite compensazioni per crediti inesistenti», per «oltre 20 milioni di euro» dal 2010 in poi. Il Tribunale ha dichiarato il fallimento di tre delle società coinvolte nell’inchiesta. A lavorare sull’operazione i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano: 14 le persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di corruzione diretta all’acquisizione di subappalti di opere pubbliche realizzate in Lombardia, di natura fiscale (nella forma dell’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti e delle indebite compensazioni), truffa ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e complessi societari, nonché illecita concorrenza realizzata attraverso minaccia e violenza.

Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia tributaria di Milano e coordinate dalla Procura delle Repubblica di Milano, hanno consentito di ricostruire le condotte delittuose poste in essere dall’associazione a delinquere formata da vari imprenditori, anche avvalendosi di diverse società operanti nel settore dell’edilizia, le quali - ancorché formalmente intestate a soggetti «prestanome» e apparentemente prive di legami tra loro - sono risultate riconducibili al sodalizio.

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