Cultura e Spettacoli
Martedì 09 Febbraio 2010
«Cieli immensi» di Augusto Sciacca
alla galleria «Il Sagittario» di Messina
Come già ha notato Lucio Barbera, autore di un acuto saggio nel catalogo che accompagna la mostra: “Da sempre il tempo e lo spazio sono i temi che Sciacca, che non a caso proviene dall'architettura, affida a una travolgente e delicata pittura evocativa che ha le sue ragioni filosofiche e formali… Di questa vertigine controllata, sintesi di ragione e sentimento, l'artista è al tempo stesso protagonista e testimone, parte di un tutto come infinitesimale cellula e, al contempo, capace di sottomettersi tutto in ogni singola parte, in ogni trasparenza, in ogni velatura.
Da questa sensazione di coinvolgimento che è partecipazione e libertà, storia personale e destino collettivo, delirio e confessione, commossa passione e lucida analisi, emerge chiaramente il confronto fra l'uomo e l'universo; emerge visivamente il malessere esistenziale fatto dal nascere e dal morire, dall'incessante dialettica tra la materia e lo spirito, tra la frantumazione e la possibile aggregazione”. Si tratta, quindi, anche nella mostra odierna, di quella “indagine sull'infinitudine assoluta”, di quella sfida in cui l'uomo si pone davanti agli spazi grandiosi, senza limiti, in cui lo sguardo si perde, per ricercare intimamente se stesso, le proprie aspirazioni, le proprie inquietudini, il possibile senso della propria vita, sempre più contrassegnata da incertezze e contraddizioni.
La rassegna è un'occasione non solo per conoscere e apprezzare meglio la più recente tappa dell'artista nel suo percorso di costante coerenza, ma anche per soffermarci e riflettere sulle problematiche che affronta il linguaggio dell'arte contemporanea e che toccano profondamente l'uomo nella quotidianità dell'esistenza. Un linguaggio pregnante di attualità, “che comprende in sé ottimismo e pessimismo cosmici, il rapporto fra l'uomo e l'universo esteriore e interiore, macrocosmico e microcosmico”, come già in passato ha scritto M. Rosci, e che Sciacca ha ulteriormente approfondito nel suo fare pittorico, nel quale “non contrappone drasticamente luce e materia, bensì sottolinea il confluire dinamico dell'una nell'altra: la sua luce è materia irraggiante e impalpabile, la sua materia una corrente di forze che racchiude e trasmette la luce” (G. Fornari).
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