Nasce «Viamoronisedici», spazio dedicato all’arte contemporanea

Nasce a Bergamo «viamoronisedici» uno spazio dedicato all’arte contemporanea, che si propone di indagare il momento dell’ incontro tra artisti con anni di esperienza e giovani emergenti, per scoprire visioni diverse o percorsi comuni. A partire da sabato 11 ottobre e fino a sabato 29 novembre il nuovo spazio apre i battenti con la mostra «Storie». Quattro artisti – Mariella Bettineschi e Salvatore Falci, artisti già affermati, e gli emergenti Filippo Berta e Stefano Romano – raccontano storie di incontri possibili, che passano attraverso la ricerca di nuovi canali di comunicazione.Nella sua videoinstallazione Salvatore Falci traduce in opera il suo desiderio di infrangere la barriera che separa le due comunità che abitano la cittadina australiana di Kellerberrin, teatro dell’azione: quella di origine anglosassone e quella aborigena che condividono lo stesso sfondo urbano, ma che si separano rigorosamente nelle pratiche e nei rituali sociali. Falchi aggira i problemi relativi alle due lingue diverse e fonda tutto sulla comunicazione non verbale: chiede a coppie d’individui appartenenti alle due diverse comunità di sedere l’uno di fronte all’altro e di guardarsi ininterrottamente negli occhi per tre minuti.L’installazione di Mariella Bettineschi gioca sull’ambiguità dell’espressione «che cosa stai aspettando/sperando?» per raccontare la possibilità di affrancarsi dalla precarietà dell’esistenza aspirando all’armonia e alla bellezza. Nelle stampe digitali su vetro, segni di catastrofi come Ground Zero, o lo tsunami, sono accostate a immagini di cura e affetto, come due mani che si chiudono a proteggere la terra o un bambino che abbraccia il suo cucciolo .Il video e le fotografie di Filippo Berta documentano la performance «Canzonette», appositamente realizzata per la mostra nel contesto urbano della città di Bergamo. Ad essere posti uno di fronte all’altro sono l’immigrato e il nativo del luogo, i due poli che alimentano e modificano il carattere di un contesto urbano. Gli immigrati per le vie di Bergamo fischiettano in continuazione due canzoni popolari della città a sottolineare la loro presenza con un gesto che vuole essere l’innesco per risvolti imprevedibili. L’installazione di Stefano Romano nasce invece da una riflessione sull’idea di paesaggio. Partendo dalla considerazione che il paesaggio che ci circonda è costituito anche dalle persone che ogni giorno incontriamo , l’artista comincia a scrivere uno dopo l’altro i nomi delle persone con cui comunica durante tutto l’arco della giornata. (13/10/2008)

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