D'Orazio e la sua nuova vita
Presentato il musical «Aladin»

L'Aladin di Stefano D'Orazio bolle in pentola da più di tre anni, ed ora è finalmente un musical con la musica degli «amici per sempre» Pooh. L'ex batterista del gruppo l'ha presentato ufficialmente giovedì a Roma. Lo spregiudicato ladruncolo è interpretato da Manuel Frattini, l'attore Roberto Ciufoli sarà il Genio della lampada, Valentina Spalletta vestirà i panni di Jasmine.

Insieme a loro un ricco cast di attori, ballerini e musicisti diretti da Fabrizio Angelici e Gianfranco Vergoni, sotto la direzione artistica di Simone Martini. Lo spettacolo è prodotto da Nausicaa. Il debutto è fissato il 7 e l'8 agosto alla Versiliana di Marina di Pietrasanta. «L'idea me l'aveva messa in testa Giovanni Maria Lori, il direttore musicale di «Pinocchio», il musical di Saverio Marconi, prima esperienza Pooh in materia di musical – spiega D'Orazio –. Così in un maggio pantesco di tre anni fa cominciai a scrivere la mia favola. Poi a settembre dello scorso anno, quando mi sono fermato, ho tirato fuori dal cassetto quei fogli e ho ripreso in mano il progetto. È stato emozionante ritrovare tutti i personaggi che mi ero inventato».

Si è ispirato al film della Disney?
«A "Le Mille e una notte" e anche al film, chiaramente. Un po' a tutto a quel che è stato scritto intorno al Ladro di Bagdad, a questo ragazzino, una sorta di scugnizzo. Ho tolto un po' di retorica che ruota attorno alla storia, la mamma povera e via discorrendo. Abbiamo fatto un'operazione «Pinocchio», per intenderci, asciugando la vicenda e trasportandola ai nostri giorni. Il linguaggio è assolutamente contemporaneo, anche se la favola si muove all'interno dei canoni tradizionali della Bagdad descritta ne "Le Mille e una notte". Quando ho ripreso in mano la storia ne ho parlato con Frattini, ma era in tour con Robin Hood. Poi ci siamo messi attorno a un tavolo con questo tomo di centocinquanta pagine ed è cominciato il lavoro vero di scrematura. Tutto quanto durava la bellezza di quattro ore. L'operazione più difficile è stata far entrare l'elefante nella cabina del telefono. Quando scrivi ti lasci prendere, poi si fa una gran fatica a tagliare. Tutti però si sono entusiasmati. A quel punto le musiche dei miei ex colleghi, amici per sempre, hanno dato davvero il tocco di classe». Leggi tutta l'intervista a D'Orazio di Ugo Bacci su L'Eco di venerdì 25 giugno.






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