Procol Harum, la leggenda
approda a Bergamo il 24 luglio

La notizia c'è tutta. Il 24 luglio prossimo, unica data italiana dei Procol Harum, a Bergamo, nel palazzo della Provincia di Via Tasso. Concerto a ingresso libero, sino ad esaurimento posti. È un regalo che s'è fatto e ha fatto alla città il presidente della Provincia Pirovano (con l'aiuto fattivo di Sacbo): ci teneva molto essendo un fan della storica band.

La sgrammaticatura del nome ha fatto leggenda (verrebbe dal latino, «procul harum», come dire: oltre, lungi da queste cose), la canzone A Whiter Shade Of Pale ha fatto costume e soldi a palate. Il pezzo del popolare gruppo inglese ai tempi venne ripreso dai Dik Dik col titolo <Senza luce.

Legioni di appassionati hanno ballato quel lentaccio psichedelico, compreso il presidente Pirovano, che ancora lo porta nel cuore, essendo anche musicista a scappa tempo. Quando si parla di gruppi del genere, qualcuno tira in ballo il famigerato «carrello dei bolliti», altri s'inchinano al passato. La giusta misura naturalmente sta nel mezzo.

Il ruolo dei Procol Harum all'alba del progressive inglese non è affatto trascurabile. La storia del gruppo e dei suoi componenti ha avuto una ricaduta interessante sulla scena della musica inglese, dalla parte del rock e del blues, anche se oggi il nome resiste alla luce di un glorioso passato. Tanto di cappello ai musicisti che non mollano, ai vecchi leoni che vanno avanti, anche se le stagioni importanti sono bagaglio di un tempo che fu.

Quella dei Procol Harum non è solo musica adatta a un paese per vecchi, anche se evoca suggestioni antiche di un'epoca in bilico tra figli dei fiori e psichedelia. Siamo nella primavera del 1967 quando il singolo già citato vende mezzo milione di copie in tre settimane, solo in Inghilterra. Quell'estate in giro per il mondo non si parla d'altro, ma soprattutto non si ascolta altro.

La canzone, come tutti sanno, si ispira ad un'aria bachiana; ha successo per la maestosa solennità dell'organo suonato da Matthew Fisher. Quel singolo inaugura l'epopea del cosiddetto «art rock». Accanto a Fisher troviamo Gary Brooker al canto e al piano, Barry B. J. Wilson alla batteria, Robin Trower alla chitarra, Dave Knights al basso. Oggi il gruppo è nelle mani di Brooker, Trower è diventato un leggendario chitarrista blues, Fisher ha alimentato una discografia di qualità, seppur marginale.

Senza luce naturalmente non è il solo hit dei Procol Harum. Nello stesso anno esce Homburg che subito i Camaleonti traducono in L'ora dell'amore. Nel 1968 il gruppo licenzia un altro successo planetario, Shine On Brightly, mentre nel 1969 si espandono su tutto il globo in ascolto le note di A Salty Dog, col senno di poi, una delle canzoni più ispirate del gruppo.

La crisi creativa si profila giusto sul finire degli anni Sessanta, anche se nel 1971 il brano Conquistador entra nuovamente in classifica, con quel suo gonfio appeal orchestrale. Più avanti arriveranno le sterzate hard rock e lo scioglimento che avviene nel 1977, un po' in sordina, proprio mentre in Inghilterra deflagra il punk.

L'epoca è radicalmente cambiata. Seguiranno la reunion e altri dischi di Brooker e della rinnovata band, tant'è che oggi ancora parliamo dei Procol Harum e li attendiamo in città per un concerto che certo suonerà all'insegna della nostalgia.
 Ugo Bacci

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