Patti Smith canta a Rezzato
Bentornata poetessa del rock

«Dobbiamo tornare alle cose semplici. Perché il mondo di oggi è terribilmente complicato e si vive a un livello così elevato da smarrire il contatto con le cose piccole. La semplicità è una cosa eroica». Così parlò Patti Smith nel febbraio 2009 alla Feltrinelli di via Manzoni a Milano, in occasione della presentazione di “Dream of Life”, il documentario sugli ultimi 12 anni della sua vita girato da  Steven Sebring. Parole scolpite nella pietra di una signora che il 30 dicembre compirà 64 anni e porta inevitabilmente la cifra della saggezza dopo aver attraversato la vita come chi cammina nella tempesta. Che tornerà a soffiare dalla musica e dai versi del suo canzoniere intinto nel dolore e nella passione, la sera di mercoledì 4 agosto a Villa Fenaroli, Rezzato, in provincia di Brescia.

Cantante, poetessa, pittrice, pasionaria politica e impegnata nella difesa dei diritti umani e della pace, inquieta come tutte quelle persone che vogliono fare trecento cose perché hanno il privilegio (o la maledizione) di muoversi nell'amplificatore della vita e abbassare il volume le ucciderebbe. Sopravvissuta al trauma di ritrovarsi ragazza madre (e dover cedere il proprio bimbo in affido) mentre campava, quando riusciva, con cinque dollari al giorno, dormendo in metropolitana o rannicchiata sulle scalinate di New York, dove era approdata dopo un'infanzia e un'adolescenza trascorse da Chicago a Philadelphia e Woodbury, New Jersey.

Sopravvissuta alla catena di montaggio di una fabbrica, prima di andare a lavorare come commessa in una libreria, lei che fin da piccola sentiva crescere dentro di sé  l'impulso dell'artista: «Sognavo di fare la cantante d'opera e piangevo ascoltando Maria Callas». Ma si ecciterà per i Rolling Stones e non tornerà più indietro respirando lo spirito dei maledetti del rock (maledetti come il suo poeta prediletto, Arthur Rimbaud): Jim Morrison (protagonista dell'onirica “Break It Up” incisa su “Horses” del 1975, opera prima e capolavoro della cantante americana che nel titolo dell'album richiama “Horse Latitudes”, brano che compare su “Strange Days”  dei Doors, 1967), Bob Dylan, Lou Reed e Janis Joplin, amata come Grace Slick, che però aveva una voce imponente, quasi epica quando si dispiegava nelle cavalcate psichedeliche. In omaggio alla cantante dei Jefferson Airplane la cover di “White Rabbit” su “Twelve” del 2007.

Sopravvissuta nel decennio scorso alla morte di quattro persone care, spazzate via in poco tempo: l'amico del cuore, il fotografo Robert Mapplethorpe (di cui parla nella recente autobiografia “Just Kids”, già un successo), l'affezionato pianista Richard Sohl (al suo fianco nel Patti Smith Group), il fratello Tod e il marito Fred “Sonic” Smith, cui è dedicata la splendida “Frederick” che apre “Wave” del 1979 e con il quale ha concepito i suoi due figli Jackson (nel 1981) e Jessica (nel 1987).

Ha anticipato il punk e ha gettato le basi della new wave, ha debuttato coraggiosa sorprendendo pubblico e critica con i registri delle avanguardie free form, le improvvisazioni jazz e le recitazioni mescolate al cantato, ora dolenti, accorate ora sbraitate, rischiando anche di suonare logorroica. L'energia e il sangue, la sofferenza e la redenzione: è entrata e uscita in questo chiasmo, sparendo per alcuni periodi e ogni volta risorgendo sul palco, oggi per nulla vergognandosi di mostrare il suo viso in declino, scavato dal tempo e dai lutti. Da autentica antidiva, proprio lei che è entrata nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2007 e rimarrà nella storia come l'artista che ha influenzato generazioni di donne rock.

A Rezzato la rivedremo con i soliti, inseparabili jeans infilati negli stivali texani? Sarebbe stagione da “Dancing Barefoot” (1979), da ballare scalza. Ma l'età… Di sicuro, oltre a qualche attesa anticipazione del prossimo album, ci regalerà la sua performance inusuale, le sue trance, i gesti sinuosi delle mani, la rabbia ma anche la melodia e la speranza come in quell'inno demagogico ma così carico di sfida e di poesia in cui «la gente ha il potere» (“People Have The Power”, 1988), in cui immagina «il leopardo e l'agnello» che «dormono insieme veramente vicini», in cui «possiamo far girare il mondo».

Ma l'emozione fa rima con passione e comincerà a ribollire il sangue quando la figlia Jesse attaccherà al pianoforte “Because The Night”, conosciuta e acclamata anche dai sassi per essere la sigla di “Fuori orario” di Raitre ma ancor più trascinante se letta con gli occhi del cuore «perché la notte appartiene agli amanti», «l'amore è uno squillo», «un angelo travestito da desiderio». Con Patti e Jesse Smith, in veste totalmente acustica i fedelissimi Lenny Kaye alla chitarra, Jay Dee Daugherty alle percussioni e Tony Shanahan al basso, oltre a un altro chitarrista, Mike Campbell, attuale compagno della cantante americana e - ci avverte l'ufficio stampa - soltanto omonimo del talentuoso musicista che suona negli Heartbreakers di Tom Petty.

We Shall Live Again Tour (come il verso ripetuto in “Ghost Dance” del 1978): si chiama così l'estate 2010 di Patti Smith. La tempesta non è mai finita ma questa donna non si spezza e ci invita a lottare. Sì, dobbiamo vivere ancora, e sempre provarci, anche se non cadrà pioggia che possa lavare tutto il nostro dolore.

Orario e biglietti

Il concerto della Patti Smith Acoustic Band, che si tiene mercoledì 4 agosto a Villa Fenaroli di Rezzato (Brescia), comincia alle 21,30. Primo settore numerato: 38 euro in prevendita (40 la sera dello spettacolo). Secondo settore non numerato: 23 euro in prevendita (25 la sera dello spettacolo). Organizzano Cipiesse e International Music And Arts. Info: http://www.cipiesse-bs.it/1.htm e www.international-music.it

Andrea Benigni

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