Nuove installazioni di Palumbo
Sui cartelloni l'arte del medico-pittore

Nuove installazioni nella Bergamasca di Domenico Palumbo, artista di origini milanesi, ma bergamasco di adozione visto che vive a Lurano dagli Anni '90 e lavora in città come fisiatra responsabile dell'Unità operativa del dipartimento di riabilitazione del «Don Orione».

Si tratta di opere d'arte sui generis: grandi tabelloni, di quelli che in genere ospitano le affissioni, che si trovano nella zona di Trezzo e Vaprio d'Adda. Palumbo, tramite un accordo con Publionda, società di Trezzo sull'Adda che gestisce questi spazi, ha ottenuto di poterli utilizzare per esporre le proprie opere in formato maxi nel momento in cui gli stessi tabelloni non sono occupati da affissioni e quindi sarebbero destinati a offrirsi nella loro desolante superficie bianca.

Non è la prima volta che le installazioni di Palumbo «colorano» le nostre strade. Numerose sue opere sono state montate nelle vicinanze di Oriocenter, lungo la circonvallazione Fabriciano, ma anche a Segrate, Vimercate, Pioltello e Cernusco sul Naviglio. Accanto a ciascun allestimento, l'indicazione di un sito web (www.comunitarte.com) che, nelle intenzioni dell'artista, dovrebbe consentirgli di creare un legame diretto con quanti desiderano commentare le sue opere. «Questo - spiega Domenico Palumbo - rappresenta il tentativo di svincolarsi da spazi ristretti, asfittici, poco fruibili e accessibili a pochi. L'arte deve essere a disposizione di molti se non di tutti. Per questo gli artisti dovrebbero cercare nuove strade per comunicare, trascendendo l'usuale e vetusto concetto di "area espositiva". La pubblicità stradale può essere considerata in questo caso l'estensione per eccellenza dell'elitaria e convenzionale galleria d'arte, anche e soprattutto perché consente di aprire un nuovo canale comunicativo fra l'artista e l'osservatore».

Non si tratta però di un'intuizione nata da un giorno all'altro. A questo progetto Palumbo è arrivato dopo un lungo percorso nel quale arte ed esperienze personali hanno sempre rappresentato un tutt'uno. In fondo non servirebbero nemmeno i cenni biografici per capire come la vicenda di questo medico-artista abbia vissuto un'altalena di alti e bassi, come nel suo svolgersi abbia dovuto metabolizzare gioie, ma anche traumi profondi, primo fra tutti la scomparsa, nel 2007, della moglie Camilla Piaggio, conosciuta solo pochi anni prima. Basterebbe semplicemente osservare la sua produzione varia e complessa, a volte solare, a volte molto più sofferta e intrisa di angoscia. Anche la professione medica ha giocato, da questo punto di vista, un ruolo fondamentale. «Soprattutto negli anni dell'Università - racconta Palumbo che ha iniziato prestissimo ad avvicinarsi al mondo dell'arte da autodidatta all'età di 15 anni - venni a contatto con la sofferenza e la devastazione del corpo umano legata alla malattia. Era stato il mio interesse verso l'uomo, verso la sua essenza più profonda, a condurmi in quella direzione e a quel tipo di studi».

E proprio da quegli studi la stessa attenzione uscì ulteriormente rafforzata. Il risultato sul versante artistico sono figure contorte realizzate in quel periodo con svariati materiali - dalla moquette alla tela, dagli smalti alla vernice spray -, mentre sul fronte medico, scelto ormai come professione, è l'approccio nei confronti dei pazienti a beneficiare di una sensibilità del tutto eccezionale.

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