Caravaggio: dal facsmile dell'opera
rivelazioni sulla tecnica dell'artista

Nell'ex chiesa di San Giovanni Battista a Caravaggio è stato presentato l'ultimo clone del trittico di San Matteo dipinto da Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Dopo «Il martirio di San Matteo» e «San Matteo e l'angelo», ecco «La vocazione di San Matteo». I tre quadri originali sono esposti nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.

Nel corso della conferenza stampa è stato sottolineato che il progetto dei tre cloni non è stato realizzato soltanto con l'intento di creare delle copie perfettamente identiche a quelle dipinte dal grande artista e di permettere ai cittadini di Caravaggio di ammirarle senza andare a Roma, ma anche e soprattutto perché l'uso di strumenti tecnologici come scanner e macchine fotografiche tridimensionali ha consentito di capire la tecnica utilizzata dal Caravaggio attraverso una vera e propria biografia dei quadri.

In tal senso, sono state avanzate teorie su come il Caravaggio riusciva a creare i suoi famosi chiaroscuri. Si è sempre pensato che il pittore usasse una camera oscura oppure i lucidi, invece - come ha argomentato Adam Lowe - sembra che Caravaggio ricorresse a un modo molto semplice impiegando una piccola lastra di vetro «posizionata vicino agli occhi in modo che un occhio potesse vedere il riflesso e l'altro la tela... Se un modello viene illuminato da una forte sorgente luminosa il riflesso sul vetro assomiglia a un dipinto del Caravaggio».

Per capire meglio le simulazioni effettuate ci si può collegare al sito www.vimeo.com/13127320

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