Un minuto con Dante
«Sanza speme vivemo in disio»

«Un minuto con Dante» prosegue con una nuova webcam del prof. Enzo Noris, che, questa volta, ci fa riflettere su un altro verso del sommo poeta:Per tai difetti, non per altro rio, semo perduti, e sol di tanto offesi che sanza speme vivemo in disio”.

SANZA SPEME VIVEMO IN DISIO

IF IV, 33 ss.

«Or vo' che sappi, innanzi che più andi, ch'ei non peccaro; e s'elli hanno mercedi, non basta, perché non ebber battesmo, ch'è porta de la fede che tu credi; e s'e' furon dinanzi al cristianesimo, non adorar debitamente a Dio: e di questi cotai son io medesmo. Per tai difetti, non per altro rio, semo perduti, e sol di tanto offesi che sanza speme vivemo in disio»

Una volta entrati nell'Inferno, Dante e Virgilio si trovano in una zona particolare, il Limbo, dove incontrano le anime di coloro che sono vissuti giustamente ma non hanno ricevuto il battesimo, la porta della fede. Costoro, di cui anche Virgilio fa parte, non hanno colpe eppure i loro meriti non sono sufficienti a salvarli. Sono così costretti a vivere senza speranza, in un continuo desiderio: questo è il loro unico tormento.

Dante prova un profondo dolore di fronte al dramma dei giusti e dei sapienti del mondo pagano, dei quali - come nel caso di Virgilio - ammirava la cultura e la grandezza umana. Coerente con la dottrina del suo tempo, rimane fedele a malincuore a questa verità: per accedere alla salvezza eterna occorre ricevere il battesimo, la porta della fede cristiana.

Nel Limbo si trovavano anche Adamo ed Eva, i patriarchi e i giusti dell'Antico Testamento e molti altri che Gesù Cristo, scendendo agli Inferi nella notte del sabato santo, liberò dalle catene della morte. Trovando tuttavia nel Purgatorio e nel Paradiso anche alcuni pagani, come Catone Uticense, Stazio, Rifeo troiano, l'imperatore Traiano, Dante introduce delle eccezioni alla rigidità dottrinale del Limbo e anche a noi piace credere che forse un giorno pure Virgilio e i grandi sapienti del mondo antico lasceranno questo «luogo» svuotandolo del tutto.

Enzo Noris

© RIPRODUZIONE RISERVATA