Un minuto con Dante
A vizio di lussuria fu sì rotta

«Un minuto con Dante» prosegue con una nuova webcam del prof. Enzo Noris, che, questa volta, ci fa riflettere su un altra terzina dell'Alighieri:
A vizio di lussuria fu sì rotta,/che libito fé licito in sua legge/per tòrre il biasmo in che era condotta.
 

LA VOGLIA IF V, 55 ss.

A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge
per tòrre il biasmo in che era condotta


Il mondo in cui viviamo ci vuole convincere con ogni mezzo che ogni istinto, ogni voglia, ogni desiderio che proviamo debba essere necessariamente soddisfatto perché buono. E' buono proprio perché lo proviamo, non perché sia riconosciuto per tale attraverso un discernimento. Ci aggiungiamo anche che è «naturale» provare questi istinti e sentire questi bisogni, forse per metterci il cuore in pace: se è naturale sarebbe un peccato non assecondarli o peggio rinunciare ad essi in vista di cosa poi? Di un «bene» più grande?

Nel girone dei lussuriosi, e sicuramente non è un caso perché proprio la lussuria rappresenta emblematicamente questi istinti e queste passioni,

Dante dice della regina Semiramide:
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge
per tòrre il biasmo in che era condotta.

Non è molto diverso da quello che capita anche a noi, schiavi del principio del piacere: ci auto-convinciamo che ogni istinto vada soddisfatto perché lecito in se stesso. In questo modo la coscienza, narcotizzata da precetti legalistici creati a nostro uso e consumo, viene messa a tacere.

Enzo Noris

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