Un minuto con Dante Alighieri
L'incontro con Brunetto Latini

«Un minuto con Dante» prosegue con una nuova webcam del prof. Enzo Noris. L'incontro con Brunetto Latini è all'insegna del rispetto e della deferenza nei confronti di un grande intellettuale e uomo politico, nonostante rimanga ferma la condanna per la colpa di cui si è macchiato

BRUNETTO LATINI

IF XV, vv. 22 ss.


Così adocchiato da cotal famiglia, fui conosciuto da un, che mi prese per lo lembo e gridò: «Qual maraviglia!». E io, quando 'l suo braccio a me distese, ficcai li occhi per lo cotto aspetto, sì che 'l viso abbrusciato non difese la conoscenza sua al mio 'ntelletto; e chinando la mano a la sua faccia, rispuosi: «Siete voi qui, ser Brunetto?». E quelli: «O figliuol mio, non ti dispiaccia se Brunetto Latino un poco teco ritorna 'ndietro e e lascia andar la traccia».

Proseguendo lungo gli argini di pietra che separano il fiume di sangue bollente dal sabbione infuocato, i due pellegrini sono raggiunti da una schiera di anime che cercano di riconoscerli aguzzando la vista come fanno gli uomini di notte, nel novilunio, o come fa il vecchio sarto per infilare la cruna dell'ago. Una di queste anime riconosce Dante e, afferrandolo per un lembo della veste, manifesta tutta la sua meraviglia: è Brunetto Latini, il maestro di Dante.

L'incontro con Brunetto Latini è all'insegna del rispetto e della deferenza nei confronti di un grande intellettuale e uomo politico, nonostante rimanga ferma nel discepolo la condanna per la colpa di cui si è macchiato. Dante distingue sempre il peccato dal peccatore: c'è condanna per una responsabilità oggettiva ma rispetto e commozione per la persona di Ser Brunetto che aveva insegnato al discepolo come l'uom s'etterna. Dante lo manifesta camminando chinato lungo l'argine, che lo pone in una posizione di superiorità rispetto all'ex maestro, costretto a seguirlo rimanendo nel sabbione infuocato.

Ser Brunetto ricorderà a Dante l'esilio che lo attende, voluto dai fiorentini - le bestie fiesolane - accecati dall'avarizia, dall'invidia e dalla superbia. Dante farà tesoro di queste parole profetiche ed amare, che aveva già sentito pronunciare da Ciacco e da Farinata, impegnandosi a conservarle nel cuore fino a quando Beatrice gliene rivelerà il senso.

Enzo Noris

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