Un minuto con Dante:
avea del cul fatto trombetta

Il canto XXI si chiude in maniera curiosa ed abbastanza nota: il drappello dei diavoli, che dovrà scortare, per ordine di Malacoda, Dante e Virgilio lungo l'argine sinistro dello stagno di pece bollente, si prepara alla partenza e all'occorrenza ciascuno fa un segnale d'intesa.

AVEA DEL CUL FATTO TROMBETTA
IF XXI, 136 ss.

Per l'argine sinistro volta dienno;
ma prima avea ciascun la lingua stretta
coi denti, verso lor duca, per cenno;

ed elli avea del cul fatto trombetta.

Il canto XXI si chiude in maniera curiosa ed abbastanza nota: il drappello dei diavoli, che dovrà scortare, per ordine di Malacoda, Dante e Virgilio lungo l'argine sinistro dello stagno di pece bollente, si prepara alla partenza e all'occorrenza ciascuno fa un segnale d'intesa rivolto al loro capo Barbariccia e questi, a sua volta risponde.

Fin qui, vista l'analogia evidente tra il drappello dei diavoli ed un reparto di soldati che si mettono in marcia, non ci sarebbe nulla di strano; il fatto è che Dante ci descrive due segnali piuttosto insoliti e addirittura irriverenti: i diavoli fanno delle vere e proprie pernacchie tenendo la lingua stretta fra i denti ed il loro capo risponde con un peto, utilizzando un singolare strumento.

Il linguaggio si adegua al registro basso e comico, adottato per descrivere i diavoli Malebranche, e scade qui nell'osceno: è l'esito ridicolo e grottesco della demonologia dantesca, rappresentata come la parodia di una schiera di soldati che si apprestano a marciare.

Ben altro tenore avrà la descrizione di Satana, contenuta nel canto XXXIV dell'Inferno, nel quale dominerà il registro opposto, vale a dire quello tragico, adatto a rappresentare la natura malvagia ed inquietante del principe dei demoni.

Enzo Noris

© RIPRODUZIONE RISERVATA