Un minuto con Dante Alighieri
Guido da Montefeltro e il diavolo loico

GUIDO DA MONTEFELTRO E IL DIAVOLO “LOICO”
IF XXVII, 61 ss.

61 «S'i' credesse che mia risposta fosse
62 a persona che mai tornasse al mondo,
63 questa fiamma staria sanza più scosse;

64 ma però che già mai di questo fondo
65 non tornò vivo alcun, s'i' odo il vero,
66 sanza tema d'infamia ti rispondo.

67 Io fui uom d'arme, e poi fui cordigliero,
68 credendomi, sì cinto, fare ammenda;
69 e certo il creder mio venìa intero,

70 se non fosse il gran prete, a cui mal prenda!,
71 che mi rimise ne le prime colpe;
72 e come e *quare*, voglio che m'intenda.


Nel canto XXVII, sempre nel girone dei consiglieri fraudolenti, troviamo il personaggio storico di Guido da Montefeltro, un uomo d'armi, contemporaneo di Dante, famoso per la sua astuzia e per le sue strategie raffinatissime a danno dei rivali. Negli ultimi anni della sua vita si convertì e si fece frate, cambiando radicalmente vita.

Dante aggiunge a questo episodio quello desunto dalle cronache del tempo che racconta di come il papa, Bonifacio VIII - “il gran prete”-, per aver ragione della rocca di Palestrina in mano ad una famiglia rivale, chiese consiglio a Guido da Montefeltro in cambio di un'assoluzione preventiva. Il nostro Guido cederà all'offerta e darà al papa il suggerimento giusto, così Palestrina cadrà nelle mani del papa.

Alla sua morte però l'anima di Guido viene contesa tra S. Francesco, che la vuole portare con sé in Paradiso, e un diavolo astuto, -“loico”, cioè logico - che avrà la meglio trascinandola con sé nell'Inferno. Il diavolo infatti farà notare a S. Francesco che non vale un'assoluzione, anche ottenuta dal papa, senza un effettivo pentimento.

Curioso il dettaglio che il nostro Guido aveva accettato di parlare con Dante perché credeva che fosse un dannato: non avrebbe mai parlato con un vivo per timore che, una volta tornato sulla terra, costui lo avrebbe disonorato. Uno dei più astuti strateghi finisce con l'ingannarsi da solo: è proprio vero che «chi di spada ferisce...»

Enzo Noris

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