Teatro Sociale, con i dipinti
il restauro è completo

Sono tanti i bergamaschi che hanno creduto nella rinascita del teatro di Città Alta. Il prossimo passo è restaurare anche i dipinti conservati dal Comune, oltre a boccascena, retropalco, camerini, volta decorazione e velario. Già concesso un contributo della Regione.

Quali premi si possono oggi ritenere «importanti», dato che il valore di un riconoscimento è legato al suo contesto? Forse la medaglia d'argento assegnata, al primo premio «Domus restauro e conservazione» di Ferrara, al recupero del Teatro Sociale di Bergamo: ha il significato di un esempio concreto e riconosciuto, a fronte di frequenti abbandoni e demolizioni del patrimonio storico artistico (e paesaggistico) più o meno tutelato. Ed è per tutti i bergamaschi che hanno creduto nella rinascita del teatro di Città Alta: dagli oltre cento iscritti della sezione bergamasca di Italia Nostra agli altrettanti dell'Associazione cittadini per la fabbrica del Teatro Sociale, i quali hanno sensibilizzato istituzioni e cittadini con l'aiuto di molti che hanno collaborato o partecipato a iniziative a favore del restauro, fino ai rappresentanti delle istituzioni che hanno restituito il teatro alla città.

È l'occasione per fare il punto con alcune delle persone che hanno contribuito a questo recupero, «ottimo, intraprendente e coraggioso, quindi particolarmente meritevole», secondo lo storico dell'arte Vittorio Sgarbi, che l'ha auspicato pubblicamente per molti anni e ha aiutato a conseguirlo.

 «Mi fa molto piacere che sia stato dato un riconoscimento così prestigioso a uno dei rari e migliori casi di collaborazione a tutti i livelli: va condiviso con tutti coloro che si sono dati da fare per il recupero del teatro quando ancora nessuno ci credeva», commenta Giuseppe Napoleone, responsabile per i Beni monumentali di Bergamo. La Soprintendenza per i Beni architettonici e il paesaggio di Milano ha sempre sollecitato questo restauro, dall'appello di Cesare Brandi sul Corriere della Sera nel 1972 alla lettera ufficiale del '77 e all'intervento al convegno di Italia Nostra nel '78. «Abbiamo scritto al Ministero per i Beni e le attività culturali anche nel 2001 – ricorda Napoleone – chiedendo il contributo, poi pervenuto, per l'indispensabile intervento di restauro e recupero. Da allora al 2006 abbiamo discusso e condiviso il progetto e seguito i lavori fino all'inaugurazione nel 2009. Come abbiamo scritto al sindaco durante le ultime fasi del restauro, sarebbe interessante e auspicabile rimontare il boccascena, importante diaframma tra palcoscenico, platea e palchi di cui si sono conservate le strutture lignee color bianco avorio con dorature, nonché l'orologio, recuperare il ridotto dei palchi e soprattutto ripristinare la volta interna, per ricomporre la spazialità neoclassica voluta da Pollack e propria di tutti i teatri dell'epoca e riposizionare i dipinti strappati raffiguranti finte architetture con la scena centrale di Lattanzio Querena».

 L'Associazione cittadini per la fabbrica del Teatro Sociale, come spiega la presidente Raffaella Bordogna, «ha un accordo di programma da prima del 2004 e tuttora vigente: l'amministrazione comunale ha l'onere di restaurare anche i dipinti conservati dal Comune, in un'ottica sia di recupero sia di ricollocazione o musealizzazione di questo bene storico artistico, per cui è già stato concesso un contributo dalla Regione». L'associazione, con l'aiuto di molti collaboratori e di Sgarbi, ha sensibilizzato l'opinione pubblica attraverso iniziative e media dal 2000 e avviato la collaborazione fra istituzioni e cittadini, in particolare nelle giornate di studi del 20 febbraio e del 10 novembre 2001 (a cui seguirono la richiesta scritta della Soprintendenza al Ministero e l'emendamento presentato dall'onorevole Luciana Frosio Roncalli, accolto e approvato dalla Commissione cultura del Ministero nel febbraio 2002, quindi il rifinanziamento della legge 513/1999 di due milioni di euro per le indagini preliminari e il progetto di restauro e riuso del teatro), nella mostra «Teatro Sociale, ieri, oggi e domani» del luglio 2002 (con l'istituzione di un premio e la donazione di 73 opere da 33 artisti non solo bergamaschi che ha permesso gli studi diagnostici per il restauro di dipinti e velario) e nel convegno di presentazione del progetto al Donizetti nel 2004. «Ora – conclude Bordogna – chiediamo che, anche in fasi diverse, vengano ultimati il boccascena e le parti retrostanti il palco e i camerini, sistemata la volta, restaurati e allocati gli strappi e il velario».

Elisabetta Calcaterra

© RIPRODUZIONE RISERVATA