Quattrodici artisti bergamaschi
in mostra alla Biennale di Venezia

Nella 54ª edizione della Biennale d'arte di Venezia, che s'inaugura sabato, sono centinaia le voci italiane, provenienti da tutto il Paese e dall'estero. Oltre cento quelle lombarde, quattordici quelle bergamasche.

Nella 54ª edizione della Biennale d'arte di Venezia, che s'inaugura sabato, sono centinaia le voci italiane, provenienti da tutto il Paese e dall'estero. Oltre cento quelle lombarde, quattordici quelle bergamasche. Per la prima volta dagli anni Cinquanta si può dire che l'«arte bergamasca» sia tornata nella rassegna veneziana.

Trento Longaretti e Mario Donizetti sono stati rispettivamente segnalati dal priore di Bose Enzo Bianchi e dal giornalista Vittorio Feltri e invitati a esporre un dipinto degli ultimi dieci anni nel Padiglione Italia, che s'inaugura il 4 giugno all'Arsenale. Il dipinto «Ho voluto sapere» realizzato da Donizetti nel 2011 con la tecnica mista del pastello encaustizzato e della tempera all'uovo posa nella sua delicata e pesante teca di plexiglas all'ingresso del Padiglione Italia. È un'«Eva crocifissa», attende su di una croce stesa su strati di pietra di essere sollevata a stagliarsi su di un cielo intenso.

Nella mostra italiana, dove finalmente si respira la pittura e colpisce la fotografia, i riconoscibili «Fuggiaschi e l'occhio di Dio» - trittico dipinto da Longaretti a olio su tela nel 2001-2002 - scorrono su una delle pareti più interessanti, tra grandi composizioni di tele. Anche la giovane Meris Angioletti è presente nel cuore della Biennale, ma tra le IllumiNazioni all'Arsenale. Lungo l'articolato percorso, per lo più di installazioni, curato dalla direttrice della Biennale Bice Curiger, la «Stanzaa» del 2011 di Angioletti si presenta come una sosta, come una pausa nello spaziotempo della mostra. Il suo audiofilm in italiano e inglese risuona nella dodicesima stanza espositiva, in silenziosa penombra: esperimenta la musicalità della lingua, assapora il senso e il suono delle parola affermata e sussurrata, reiterata e approfondita.

«Angioletti – si legge in catalogo – si concentra sul suono e sulla luce quali elementi della forma, così come sulla portata psicologica delle strutture cinematografiche, quali tecniche di cura mentale». L'artista, nata a Bergamo e attiva tra Parigi e Milano, si è diplomata in fotografia al cfp Bauer di Milano e a Brera e ha presentato la sua prima personale in una sede museale italiana alla Carrara nel 2009. «Il suo uso di un linguaggio “da specialisti” e il continuo rimando all'immaginario scientifico – di cui anche le sue letture sono un riflesso – esprimono una costante tensione tra conoscenza e contemplazione, tra riflessione scientifica e documentazione oggettiva», tra processi cognitivi, anche di linguaggio e memoria, e onirici.

Da Bergamo a Venezia sono approdati anche i giovani Clara Luiselli, Francesco Pedrini, Luca Resta, Stefano Romano, Caterina Rossato e Carlo Alberto Treccani, ammessi nella mostra delle Accademie d'arte, che s'inaugura domani alle 16 alle Tese di San Cristoforo, presso l'Arsenale. «La Carrara, come tutte le accademie d'arte d'Italia, – spiega Pedrini – è stata invitata a segnalare una ventina di artisti per l'esposizione promossa dalla Direzione generale per l'alta formazione artistica del Ministero dell'Istruzione. Artisti giovani, selezionati tra quelli che si sono diplomati negli ultimi dieci anni e hanno conseguito un significativo curriculum di mostre e pubblicazioni, invitati a presentare propri curriculi, portfolii e tre opzioni di opere, tra disegni, fotografie e installazioni che non necessitano di accessori tecnologici (per ragioni di allestimento)».

È mai successo che così tanti giovani, sui trent'anni, esponessero in una mostra interna alla Biennale? «Credo di no – constata Pedrini –. Il progetto infatti mi sembra molto interessante e altrettanto difficile nella gestione di una biennale così aperta, allargata, non esclusiva come, invece, è spesso il mondo dell'arte».
Una Biennale aperta in tutta Italia, nei padiglioni regionali. Dove non mancherà l'«arte bergamasca». Per ora, tra liste in via di definizione, inviti in viaggio e opere al vaglio, solo un annuncio: i pittori Roberto Giavarini, Battista Mombrini, Pietro Signorelli, Alessandro Verdi e lo scultore Ugo Riva sono stati invitati, su segnalazione, a esporre nelle mostre lombarde della Biennale, che s'inaugureranno in giugno al Pirellone di Milano e in Palazzo Te a Mantova.

Elisabetta Calcaterra

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