Ermanno Olmi anticipa in Sardegna
la festa per i suoi ottant'anni

L'appuntamento significativo con i suoi ottanta anni Ermanno Olmi lo tiene per sé il 24 luglio prossimo. E probabilmente in quella data avrà intorno solo la famiglia e gli amici più cari, magari a Roma, dove starà completando Il villaggio di cartone.

L'appuntamento significativo con i suoi ottanta anni Ermanno Olmi lo tiene per sé il 24 luglio prossimo. E probabilmente in quella data avrà intorno solo la famiglia e gli amici più cari, magari a Roma, dove starà completando l'edizione del suo nuovo lavoro, Il villaggio di cartone.

Ma l'occasione pubblica scelta per brindare a una vita e a una carriera costellata di successi costruiti con le sue sole mani e una determinazione da montanaro vero, il regista bergamasco l'ha fissata sabato 2 luglio nel villaggio sardo di Gavoi, dove il piccolo festival «L'isola delle storie», diretto da Marcello Fois, gli ha dedicato un affettuoso omaggio con manifestazioni pubbliche e una sterminata tavolata a cui sedevano, tra gli altri, quelli che lo stesso Olmi ha chiamato «i testimoni di nozze dell'occasione», i registi Franco Piavoli e Maurizio Zaccaro.

«Io bergamasco cresciuto a Treviglio e da tanti anni approdato sull'altopiano di Asiago – racconta Olmi – ho un rapporto ormai consolidato con questa terra sarda e con la gente di Gavoi. Risale ad una decina di anni fa quando mio figlio Fabio, venuto in Sardegna per girare un film, chiacchierava con i ragazzi di qui su una iniziativa culturale da inventare dal nulla. Allora gli abitanti del piccolo borgo aggrappato sulle montagne della Barbagia erano 2.999. Sia leggenda o realtà ne mancava uno perché il paese potesse avere la dignità per accedere a sovvenzioni pubbliche e costruire il suo percorso anche nel campo della cultura. Mio figlio Fabio non ci pensò due volte e trasferì qui la sua residenza. È passato del tempo, è nato "L'isola delle storie" e posso dire con entusiasmo che oggi si tratta di un piccolo-grande evento che ha pochi eguali nel mondo, una isola di cultura e intelligenza che dà enorme soddisfazione a chi ci approda. Anche per questo festeggiare il mio compleanno qui vale più di ogni altro riconoscimento».

Un altro anniversario potrebbe toccare presto a Ermanno Olmi: sono passati esattamente cinquant'anni da quando il suo primo lungometraggio Il posto arrivò alla Mostra di Venezia. E nel prossimo settembre potrebbe sbarcare in laguna Il villaggio di cartone. «Non so ancora come finirà – dice il regista – ed è presto per fare pronostici. Di certo se andrò alla Mostra del cinema sarà fuori concorso, proprio come mi capitò la prima volta. Ma non è deciso ancora niente».

Con quale spirito guarda oggi ai suoi ottanta anni il regista italiano che ha vinto tutto, dal Leone d'Oro con La leggenda del santo bevitore alla Palma d'Oro con  L'albero degli zoccoli, fino al Leone d'Oro alla carriera pochi anni fa? «Con grande serenità e una nuova giovinezza dentro - dice - perché vivere è un dono fantastico e ogni giornata va assaporata».

«Sarò nelle prossime settimane a Riva del Garda con Giordano Bruno Guerri e Mimmo Palladino, continuerò a fare il mio lavoro finché avrò buone idee, guarderò con curiosità e passione al mondo e ai giovani. Perché è di loro che bisogna fidarsi per sperare ancora».

Olmi è proprio come gli alberi di cui porta il nome: tronco robusto, radici piantate nella terra e spesso vicino all'acqua, rami protesi verso il cielo, capaci di seguire il flusso del vento senza mai spezzarsi.

Giorgio Gosetti

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