Melato: con la mia Nora
racconto la solitudine delle donne

La Nora di Ibsen è un banco di prova per tutte le grandi attrici. E Mariangela Melato non poteva sottrarsi ancora a lungo. Il regista Luca Ronconi ha riletto il testo del drammaturgo norvegese, che è diventato Nora alla prova da «Casa di bambola».

La Nora di Ibsen è un banco di prova per tutte le grandi attrici. E Mariangela Melato non poteva sottrarsi ancora a lungo. Il regista Luca Ronconi ha riletto il testo del drammaturgo norvegese, che è diventato Nora alla prova da «Casa di bambola», e gliene ha fatto dono. Lei si è fidata del maestro e il successo è arrivato puntuale.

Sono giorni di prove serrate al Donizetti, dove lo spettacolo va in scena da martedì 17 gennaio a domenica, dopo l'ampio consenso ottenuto la scorsa stagione a Genova. «Stiamo lavorando molto - confessa la Melato al termine di una lunga giornata -. Il tempo per provare è sempre meno, con tutti questi tagli non abbiamo più 15 giorni per mettere a punto lo spettacolo; anche noi sentiamo la crisi».

Ci sono meno soldi per le produzioni, eppure il pubblico riempie i teatri.
«Devo dire di sì. Io poi mi considero fortunata e anche molto viziata. Sono una delle poche attrici ad avere sempre incassato molto; la compagnia non è mia ma la collaborazione con lo Stabile di Genova va avanti da 13 anni e con me lavora un sacco di gente. Grazie a Dio le persone si fidano e vengono a vederci».

Ha detto di aver sempre trovato questo testo di Ibsen molto bello, ma inadatto alla sua personalità. Cosa le ha fatto cambiare idea? «Intanto Luca, che è il mio maestro e di questo testo ha dato una lettura speciale. Un fatto molto importante quando si mette in scena un classico. Io non ho l'età giusta per la protagonista di Casa di bambola, anche se il personaggio di Nora è talmente complesso che ci vuole un'attrice con esperienza, capace di tenere il palcoscenico. La Duse lo fece che aveva passato i 65 anni e anche la Brignone aveva più o meno quell'età, quindi ora mi sentirei legittimata a farla anche io. In realtà non ho mai pensato di interpretare Casa di bambola perché più che l'età mi mancavano la voce e una certa fisicità infantile. Ma ancora una volta mi sono fidata di Ronconi e il pubblico è stato al gioco; vede un'attrice che non ha l'età della protagonista alle prese con un testo che non le appartiene più, eppure partecipa e apprezza».

Lei interpreta anche Kristine, l'amica e confidente di Nora. Una bella fatica.
«Non è poi così faticoso. Dallo spettacolo esce una visione sulle donne di oggi che possono essere madri e mogli, ma anche single. Nella stessa pièce si racconta la solitudine che deriva dallo stare sole e la solitudine che deriva dallo stare con un marito non proprio perfetto. Non si parla di femminismo ma semplicemente di due persone che non riescono più ad amarsi».

Il sodalizio artistico con Ronconi è iniziato alla fine degli anni Sessanta e prosegue con successo.
«È cominciato ancor prima dell'Orlando, con uno spettacolo meraviglioso di Luca, I lunatici di Middleton, in cui venne fuori tutto il suo estro, la sua stravaganza, la sua follia. Mi prese in un'audizione alla quale partecipava anche Luchino Visconti. Videro insieme il mio provino e Luchino mi prese per La monaca di Monza e Luca per una piccola parte in cui facevo una servetta. Poi venne l'Orlando e tutto il resto. Siamo amici ma soprattutto due persone che lavorano molto bene insieme».

A proposito di classici, continuano ad essere gli autori più rappresentati nei teatri italiani. Non c'è voglia di osare o mancano buoni testi contemporanei?
«L'uno e l'altro. Io leggo volentieri i testi contemporanei ma devo ammettere che in un momento come questo in cui si ha bisogno di un teatro molto forte, che dia emozioni o faccia ridere, è molto difficile trovare testi di autori d'oggi da portare in scena. Anche gli stabili e i teatri più seri, che ricevono aiuti per rappresentare spettacoli scritti da nostri contemporanei, in realtà non hanno grande scelta. L'unico spettacolo che ricordo con favore, visto negli ultimi tempi, è Il Ritorno di Sergio Pierattini, un testo che mi è molto piaciuto».

Le ultime donne che ha interpretato sono Fedra, Nora e Filumena Marturano. Non le viene mai voglia di una bella commedia brillante? «Sempre. Quando poi faccio cose come quella che sto facendo adesso ancora di più. Ma è difficile. L'uomo è candidato ad essere il comico in Italia, non c'è niente da fare. Non ci sono testi teatrali comici per le donne. Anche al cinema è così. Ora che la Vitti non lavora più, chi è rimasto?».

Com'è lavorare al Donizetti?
«È un teatro bellissimo, la parte che il pubblico vede è meravigliosa. Se poi facessero qualche miglioria anche dietro le quinte... In tutti questi anni non sono riuscita a veder cambiata neanche la tinta del camerino. Sarebbe il momento. Lo dico con tutto l'affetto per questa città e il suo pubblico. A Bergamo mi sento a casa, qui si mangia benissimo, il Donizetti è meraviglioso, poi si torna in camerino e si chiede: "Quando finiamo?". Ma il teatro è anche questo».

Camilla Bianchi

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