Eugenio Finardi, il bergamasco
«Mio papà fu sepolto a Redona»

«La mia Bergamo! Ci sono cinquecento anni di ascendenti; non è uno scherzo. Anzi, non so perché la città non mi considera un suo figlio: Facchinetti sì e io no». Sbotta Eugenio Finardi. «Io porto un cognome storico».

«La mia Bergamo! Ci sono cinquecento anni di ascendenti; non è uno scherzo. Anzi, non so perché la città non mi considera un suo figlio: Facchinetti sì e io no». Sbotta Eugenio Finardi. «È vero che lui abita lì, ma io porto un cognome storico».

«Mio padre - aggiunge - fu sepolto a Redona nella tomba di famiglia. Ed io sono molto fiero di avere origini bergamasche. Sono nato a Milano, da madre americana, ma amo Bergamo e ci tengo che tutti lo sappiano. È una città che ha dato tanto alla musica italiana: penso a Donizetti e a Gavazzeni, personaggi straordinari. Anche a Facchinetti dei Pooh».

E Sanremo? Finardi torna con una canzone molto intensa e presenta «Sessanta», una raccolta che è un riconoscimento a una carriera lunga e per nulla ripetitiva. Negli ultimi anni tante esperienze artistiche si sono alternate. In un'Italia dove spesso e volentieri ci si ripete all'infinito lei ha cercato di cambiare il gioco.

«In realtà Sanremo mi ha costretto ad accelerare i tempi di due progetti separati. Uno era quello di documentare il mio tour elettrico con questa band di ragazzini che sono più giovani delle canzoni che suonano».

E poi... leggi tutto su L'Eco di Bergamo del 4 febbraio

© RIPRODUZIONE RISERVATA