La «natura in posa» di Fujio Nishida

Quanti artisti nei secoli passati hanno preso gli oggetti più semplici della natura, fiori, frutta, uccellagione, per trasformarli in immagini visive sulla tela dando a tali oggetti il titolo di «natura morta»? Impossibile qui farne un elenco per il fatto che il loro numero non ci è dato classificare. Tra questi artisti si inserisce con le sue opere da lui stesso chiamate «natura in posa», come già altri suoi colleghi hanno fatto in passato, il pittore giapponese Fujio Nishida il quale espone tra gennaio e febbraio una sua personale a Palazzolo.

Nato a Kobe (Giappone) nel 1950, egli si è laureato all’Università d’arte di Kanazawa nel 1974. Trasferitosi nel 1980 a Milano, prese a frequentare l’Accademia di belle arti di Brera. Fu in questo periodo che Fujio Nishida approfondì i suoi studi sull’arte italiana nel periodo rinascimentale, traendo da questa le sue più originali interpretazioni. Egli stesso ebbe a scrivere: «A scuola i miei studi sull’arte internazionale si sono indirizzati sulla pittura del Rinascimento italiano, dopo un grande amore per l’arte del vostro ’400 e anche del ’300, i vostri fondi oro e le splendide invenzioni di Giotto. Ho incominciato ad amare la vostra pittura prima della vostra terra». Una ammissione che, in certo senso, ci commuove ma che, nello stesso tempo, ci onora. Basandosi perciò su queste «lezioni» che gli antichi maestri italiani gli fornivano con dovizia, Fujio Nishida si è dedicato in particolar modo allo studio della «natura in posa», riuscendo ad ottenere una serie di opere oltremodo pregevoli sul piano artistico ed interpretativo. Egli riuscì a comprendere che anche queste oggettualità, con le quali ognuno di noi è quotidianamente a contatto, potevano costituire anche per lui motivo per trasmettere un autentico messaggio di poesia, vale a dire un inno che necessariamente doveva sgorgare dal suo animo affascinato sia dalla semplicità degli oggetti da ritrarre sia dalla bellezza che da questi si sprigionava.
Ecco pertanto le sue opere in cui ogni osservatore può comprendere sensibilità interiore e abilità di artista, che si manifesta attraverso un «linguaggio» a tutti più che comprensibile essendo realizzato con uno stilema figurativo che potremmo definire iper-realista. Giustamente scrive, nella presentazione della mostra, Romualdo Inverardi: «La lezione magistrale che l’opera pittorica di Nishida ci restituisce ci seduce con infinita delicatezza, permettendoci di aprire uno sguardo compassionevole su noi stessi; a noi la responsabilità di fornire un’adeguata risposta».

Galleria «Studio F. 22 Modern Art» - Palazzolo; e-mail: [email protected].Lino Lazzari

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