Bozzetto presenta Rapsodeus
E irride la nostra folle corsa

Si chiama Rapsodeus ed è l'ultima creazione di Bruno Bozzetto. Da giovedì 24 la Studio Bozzetto & Co lo ha lanciato ufficialmente, per la prima volta utilizzando il canale Youtube del cartoonist (youtube.com/ user/ BrunoBozzettoChannel).

Si chiama Rapsodeus ed è l'ultima creazione di Bruno Bozzetto, già presentata ai Festival di Annency e Hiroshima, e visto anche a Bergamo in anteprima a fine agosto, grazie a Notti di Luce. Da giovedì 24 la Studio Bozzetto & Co lo ha lanciato ufficialmente, per la prima volta utilizzando il canale Youtube del cartoonist (youtube.com/ user/ BrunoBozzettoChannel).

Realizzato dallo Studio Alienatio con la regia di Bozzetto, Rapsodeus è una grandiosa cavalcata sulle note della seconda Rapsodia Ungherese di Franz Liszt, riorchestrata. La critica ci ha letto subito una rivisitazione del capolavoro animato "Allegro non troppo" con il quale Bozzetto dal 1976 è entrato nell'empireo degli animatori cult amati in tutto il mondo, dal Brasile alla Corea del Sud.

Negli Stati Uniti - per esempio alla Pixar - lo adorano; Disney Channel ha commissionato al suo studio il filmato Bruno the Great, a cui vuol dare una distribuzione mondiale. Come il fortunato Cavallette, che nel 1991 ottenne la nomination all'Oscar, anche questo corto punta il dito contro la fame di guerre che disseminano distruzione e desolazione, mentre l'uomo insegue utopie o vantaggi sempre funesti. Qui però Bozzetto - coadiuvato da un gruppo di giovani animatori di 30/40 anni, compresi i suoi due figli Fabio e Andrea - ha messo insieme il disegno tradizionale in due dimensioni e le nuove tecnologie in 3d.

«Oggi - spiega si fanno ancora ottimi film disegnati. Qualche anno fa è uscito Persepolis, che raccontava tutta la storia recente dell'Iran con disegni semplicissimi ma strepitosi. Mi è piaciuto anche Les Triplettes de Bonneville. Ma, certo, sono prodotti che hanno una distribuzione un po' limitata, i film di animazione che invadono il mercato sono quelli in 3d come Shrek, Nemo - che considero un capolavoro -, Toy Story, Kung Fu Panda, Madagascar…».

Questa di Rapsodeus «è una vecchia idea che avevo ancora in mente sulla guerra. All'inizio del film vediamo delle figurine poco connotate, che non si capisce se siano già uomini o cosa». Hanno un'aria innocua, un po' infantile. Stanno sospese in gabbie, al buio. Compaiono due mani e una sorta di essere superiore rilascia sulla Terra una scintilla di luce, mobile, animale, una sorta di lucciola superenergetica che subito «li affascina». Così quelle creaturine iniziano a inseguire una luce che non sanno neppure esattamente cosa sia, «e anche a scannarsi l'un l'altra per arrivare per prime ad afferrarla, di battaglia in battaglia, attraverso tutte le epoche, fino ai giorni nostri».

Bozzetto, insomma, mette in scena una sorta di mito anti-prometeico, di parabola rovinosa sul furto della divina face che da un lato tira fuori l'animale dalla gabbia e lo avvia a passi rapidi verso la civiltà, dall'altro brucia una per una tutte le sue realizzazioni, in un crescendo distruttivo molto più grandioso e roboante che in Cavallette.

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