«Icona del Sabato Santo»
Il 30 marzo l'ostensione della Sindone

La straordinaria ostensione della Sindone dalla Cattedrale di Torino nel pomeriggio del Sabato Santo, 30 marzo, è stata una delle ultime decisioni di Papa Benedetto XVI e del suo pontificato. Lo si deduce dalla conferenza stampa del custode pontificio e arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia.

La straordinaria ostensione della Sindone dalla Cattedrale di Torino nel pomeriggio del Sabato Santo, 30 marzo, è stata una delle ultime decisioni di Papa Benedetto XVI e del suo pontificato. Lo si deduce dalla conferenza stampa del custode pontificio e arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia.

Il Telo, che da 435 anni Torino custodisce, uscirà dalla teca – nella quale è conservato sotto la tribuna reale nella navata di sinistra del Duomo - e sarà esposto alla venerazione dei fedeli in diretta su RaiUno nella trasmissione «A sua immagine» in un'apposita liturgia della Parola presieduta da Nosiglia: «La Sindone sarà mostrata come “icona del Sabato Santo”, secondo la definizione che ne diede Benedetto XVI nella meditazione di fronte al Telo durante l'ultima ostensione», il 2 maggio 2010.

In quella occasione il Pontefice disse: «Il silenzio che avvolge il Sabato Santo è lo stesso silenzio in cui si trova la Sindone». Ha commentato il custode pontificio: «Quel volto dell'Uomo dei dolori richiama il buio della morte ma anche lascia intravedere la luce della vita che da questa morte scaturisce per tutti gli uomini. L'ostensione televisiva è una tappa nel cammino di “nuova evangelizzazione” iniziato da Giovanni Paolo II e proseguito da Benedetto XVI».

L'idea è nata dall'Anno della fede 2012-2013. Ha spiegato Nosiglia: «Nei pellegrinaggi alla Cattedrale che si svolgono ogni domenica di Quaresima abbiamo inserito anche una speciale preghiera e contemplazione della Sindone come forte richiamo alla centralità dell'annuncio di Cristo morto, sepolto e risorto per la salvezza del mondo. Sulla possibilità di fare una ostensione televisiva in mondovisione, aperta a tutte le nazioni, ho cominciato a riflettere da molti mesi con le competenti autorità della Santa Sede e ho ottenuto il “placet” di Benedetto XVI che ci ha incoraggiati dando un taglio di evangelizzazione e di contemplazione all'evento in modo da favorire nei fedeli un momento di grande spiritualità nella Settimana Santa e nel giorno, il Sabato Santo, di silenzio e di attesa della risurrezione che si celebra nella notte con la veglia e il Battesimo per i catecumeni».

Quest'anno, nella notte di Pasqua, riceveranno il Battesimo un'ottantina di catecumeni di varie nazioni. RaiUno ha accettato di trasmettere l'evento «e abbiamo avviato la concreta preparazione». L'ostensione avverrà in una liturgia della Parola di Dio che inviterà a riflettere sull'immagine che richiama la Passione del Signore. A venerare la Sindone ci saranno 300 persone «scelte tra coloro che portano nel proprio corpo e animo i segni della Passione di Cristo sofferente», cioè malati, disabili, persone che hanno perso la casa o il lavoro. «Ci sarà poi un gruppo di giovani perché vogliamo che l'evento rientri nel cammino del Sinodo dei giovani».

L'ostensione del Sabato Santo vuole aiutare «quanti amano la Sindone e quanti ne rispettano il mistero a porsi degli interrogativi, a cercare un risposta e a prepararsi all'evento della risurrezione che la sera del Sabato verrà celebrato in ogni chiesa. Mi auguro che questo evento mondiale possa portare nel cuore di tante persone un po' di luce e di pace in questi tempi complessi e dia forza e speranza a tanti poveri e malati, ma anche famiglie e persone in difficoltà».

La Chiesa di Torino intende custodire la Sindone - conclude l'arcivescovo - non solo come una preziosa reliquia, ma come un continuo stimolo a impostare la vita sulla fede in Cristo riconosciuto e accolto in tutti coloro che soffrono e sono in difficoltà: dalle famiglie che hanno perso il lavoro o la casa, ai disoccupati o ai tanti giovani privi di lavoro, alle famiglie che hanno perso la casa e a tante che sono in crisi morale e spirituale; ai giovani confusi da messaggi accattivanti di evasione e disimpegno e bisognosi invece di avere una luce chiara che li guidi sulla via del futuro fatto non di sogni e promesse vane ma da progetti di responsabilità, assunti in prima persona e insieme, sia per quanto attiene la vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata o al matrimonio, sia per un orientamento serio e motivato sugli studi in vista di una futura professione, sia sul piano del volontariato educativo e sociale».
Pier Giuseppe Accornero

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