Notaio, fotografo e artista
Bergamo ricorda Carlo Leidi

La raccolta di scritti su fotografia, politica, cultura e società, disegni e fotografie di Carlo Leidi, curata da Giovanni Mimmo Boninelli è stato presentato alla Borsa Merci dal presidente, Roberto Sestini, e dall'ad Emilio Moreschi, della Fondazione.

«C'è del nuovo in questa terra». La raccolta di scritti su fotografia, politica, cultura e società, disegni e fotografie di Carlo Leidi, curata da Giovanni Mimmo Boninelli (edita dalla Fondazione per la Storia economica e sociale di Bergamo e realizzata per l'impegno del Consiglio Notarile di Bergamo e del past-president Fausti) è stato presentato nella Sala Mosaico alla Borsa Merci dal presidente, Roberto Sestini, e dall'amministratore delegato, Emilio Moreschi, della Fondazione. E poi Pier Luigi Fausti, Antonio Parimbelli, Valentino Parlato, Alfonso Modonesi.

Perché Carlo Leidi, nato nel 1930 e morto nel 1998, fu notaio, giornalista, politico, fotografo. Una vita relativamente breve, molto più dolorosa di quanto i suoi concittadini, che lo chiamavano «il Leidi», pensassero. Alcuni aggiungevano «il notaio rosso», a sottolinearne la parabola ideologica, nella sua generazione non infrequente. Dal tragitto classico-borghese – liceo-università-esame notarile – all'approdo in politica per scelta etica, dalle parti di chi aveva meno. Prima nelle file della Dc (ne esce nel '55) poi nel Pci, per il quale è consigliere comunale fino alle vicende della Filati Lastex a fine anni '60. Nel '71 Leidi darà il sigillo notarile, nel suo studio, alla nascita de «Il Manifesto». E, non a caso, il primo libro fotografico, nel 1973, sarà dedicato ai «Santi contadini» di tutta Europa.

A scorrere nel libro i nomi e le testimonianze di amici, colleghi, compagni di avventure e viaggi di Leidi, passa davanti agli occhi una Bergamo che, quel che ha fatto, ha dovuto farlo fuori, lontano da casa. E che forse avrebbe potuto dare di più, anche alla città, se fosse stata accolta nella parte valida di idee e di intenti. Gli ultimi fuochi politici di Carlo Leidi sono con Democrazia proletaria. Il notaio rosso attraversa gli anni di piombo spostandosi sul fronte delle battaglie sociali. Sullo sfondo, sempre, il lavoro e la cultura, intesa a maglie larghe, come contenitore di umanità e espressione di vivere civile.

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