L'ultimo covone alla chiesa
per «addomesticare» la morte

Nella mostra "Il fieno dei morti" che s'inaugura martedì 20 agosto alle 20.45 nella sala polifunzionale di Piazza Brembana con l'introduzione di Daniela Taiocchi de L'eco di Bergamo, si ricostruisce in chiave simbolica il rito dell'ultimo covone.

Di tutto il fieno raccolto nei campi delle valli bergamasche, l'ultimo covone rimasto veniva conservato nelle "Stalle dei morti", dei particolari fienili che lo custodivano fino a quando sarebbe stato poi offerto in Chiesa. Solo pochi decenni separano il periodo in cui questi riti si praticavano e oggi in cui la loro memoria sta sbiadendo, portando via con sé anche il senso e le chiavi per decifrare i simboli ad essi legati.

Come fosse una capsula del tempo l'opera di Rodolfo Invernizzi condensa attraverso l'arte, il legno, i significati simbolici di colori e vecchie fotografie la memoria di quel rito antico, ma che contiene in sé rimandi ancora più lontani nel tempo legati alla ciclicità dell'esistere di uomo e natura che si ritrova nei mondi contadini, religiosi e alchemici.

Nella sua mostra "Il fieno dei morti" che inaugura martedì 20 agosto alle 20.45 nella sala polifunzionale di Piazza Brembana con l'introduzione di Daniela Taiocchi de L'Eco di Bergamo, Invernizzi presenta quattro tavole dove ricostruisce in chiave simbolica il rito dell'ultimo covone nel paesino di Fuipiano Imagna.

Tra numeri, immagini e simboli la storia si racconta sciogliendo il significato di ogni singolo elemento, «le immagini sono sbiadite, trattate con materie terragne, smangiate, come fossero humus, che si consuma o si raggruma. Invernizzi suggerisce che le terre delle persone morte conservano nel loro grembo i semi nascosti della vita, e continuano ciclicamente a produrre foraggi», come scrive il curatore delle mostre dei Matronei di Santa Maria Maggiore Mauro Zanchi nel testo di accompagnamento alla mostra dell'artista, che nel suo percorso fonde antropologia del sacro e arte contemporanea.

Nel lavoro di Invernizzi il rito e in particolare il rito di passaggio è lo strumento antropologico e teorico per fare dell'arte contemporanea un ponte da attraversare per ritrovare nel passato gli elementi di continuità che tracciano da sempre il percorso di alba e tramonto comune ad ogni uomo, a cui religioni, filosofie e saperi hanno dato strutture e grammatiche differenti.

Oltre al "Fieno dei morti" la sala polifunzionale di Piazza Brembana ospita da lunedì 19 agosto un'altra mostra "Ghiacciai di Lombardia. Evoluzione e attualità", che inaugura alle 17. Entrambe le mostre sono aperte fino al 26 agosto tutti i giorni dalle 16 alle 19, ingresso libero. Per informazioni www.prolocopiazzabrembana.com

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