Dalla Germania a Casnigo
per scoprire i segreti del baghèt

Un happening sentito e cordiale, a dispetto della pioggia, con la sorpresa di un ospite tedesco. E' stata ricca di colori e calore a Casnigo la quinta edizione del Raduno dei Bagheter, i suonatori dell'antica cornamusa bergamasca ritrovatisi per un giorno di festa.

Un happening sentito e cordiale, a dispetto della pioggia, con la sorpresa di un ospite tedesco. E' stata ricca di colori e calore a Casnigo la quinta edizione del Raduno dei Bagheter, i suonatori dell'antica cornamusa bergamasca, ritrovatisi per un giorno nel paese che si fregia del titolo di “patria” di questo strumento, caro alla tradizione popolare.

Accolti dagli appassionati volontari dell'Associazione “Il Baghèt” guidata da Luciano Carminati, i suonatori hanno animato il centro storico e in particolare l'area attorno a piazza S. Giovanni Battista e all'ex chiesa d S.Spirito. Il clou pomeridiano con la sfilata e le esecuzioni concertate con il gruppo Rataplam di Mapello e i campanari di Gandino si è svolto negli spazi dell'antico cortile del Suffragio, a pochi passi dalla parrocchiale.

Fra i suonatori anche un visitatore illustre, giunto addirittura dalla Germania. Si tratta di Alexander Remde, ricercatore e collezionista di antichi strumenti a fiato come il Baghèt. Non certo un “docente letterato”, ma sicuramente un personaggio che dedica la propria vita a rintracciare antiche tradizioni che rischiano di scomparire.

“Visitando l'Europa in lungo e in largo – ha confermato lo studioso - ho catalogato strumenti e cornamuse accomunati da tratti distintivi molto simili. Giunsi a Casnigo nel 1988 ed ebbi la fortuna di conoscere Giacomo Ruggeri “Fagot”, erede di un patrimonio secolare e probabilmente ultimo suonatore dell'intero Arco Alpino. Sono ritornato 25 anni dopo, prolungando volutamente le mie vacanze. Il Raduno mantiene una genuinità unica e vedere tanto impegno per la valorizzazione delle tradizioni scalda veramente il cuore”.

Alexander Remde vive a Ebersdorf in Baviera con la moglie e due figli. Nel suo laboratorio, dove opera nelle ore libere dal lavoro di giardiniere, ha ricostruito circa 80 strumenti, avvalendosi di tecniche originali apprese sul campo. Durante il pomeriggio casnighese è stato proposto anche l'annunciato, inedito abbinamento fra strumenti e suono d'allegrezza dal campanilecon Fabio Rinaldi e Mario Castelli, quest'ultimo autore negli ultimi anni della completa trascrizione sul rigo musicale di oltre duecento brani tramandati solo oralmente ed eseguiti di norma sul campanile della Basilica di Gandino.

Rinaldi e Castelli hanno offerto un saggio da veri “funamboli” dei martelletti anche all'esterno della parrocchiale, dove hanno eseguito brani con lo xilofono che richiama le antiche “campanine”, su cui si esercitavano intere generazioni di campanari.

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