50 anni della scultura di Piero Cattaneo

50 anni della scultura di Piero CattaneoSta per concludersi al Teatro Sociale di Bergamo Alta la mostra antologica dello scultore Piero Cattaneo: «Metastorie, 50 anni di scultura», evento realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo, con il patrocinio di Provincia di Bergamo e Unione degli Industriali della Provincia di Bergamo e in collaborazione con il Credito Bergamasco.

La mostra che ha ottenuto un grande successo di pubblico con 14.500 visitatori a domenica 13 ottobre -, resterà aperta al pubblico fino a domenica 20 con i seguenti orari di apertura: da martedì a venerdì dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 19; sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 19.

In occasione del cinquantenario dalla prima personale tenuta dall’artista nel 1952 presso la «Galleria della Rotonda» diretta da Nino Zucchelli a Bergamo, la mostra, che si avvale di un progetto di allestimento scenografico curato dall’architetto Pino Giavarini, intende offrire una dettagliata visione dell’operato dello scultore nel corso di oltre mezzo secolo, dai suoi esordi sino alle ultime realizzazioni datate 2002.

A partire dagli anni Cinquanta la produzione artistica di Cattaneo appare orientata verso un severo arcaicismo primitivo: le terrecotte e le opere lignee di questo primo periodo, ancora antropomorfe e decisamente interpretate in senso espressionista con richiami ad una cultura mediterranea, si inseriscono appieno in quella linea di ricerca nazionale che contrassegnò il linguaggio scultoreo nell’immediato dopoguerra.

Dall’inizio degli anni Sessanta, lo scultore bergamasco ricorre alla complessa tecnica della fusione del bronzo a cera persa; nascono così le prime opere bronzee realizzate e fuse dallo stesso artista, in una continua ricerca di perfezionamento dei procedimenti e dei materiali: un nuovo mondo fantastico ricco di suggestioni architettoniche prende il sopravvento. Presenze solitarie, forti, ma di una forza silente, le sculture di Cattaneo invadono prepotentemente lo spazio; costruzioni di sogni archeologici, cattedrali fantastiche, prendono vita da un affastellarsi, apparentemente casuale, in realtà meditatissimo, di frammenti architettonici e tecnologici, dando luogo ad «edifici» visionari dalle imprevedibili prospettive.

Alla svolta degli anni Ottanta l’artista introduce, in un rapporto dialettico con il bronzo, l’uso dell’acciaio inossidabile: tramite un gioco di rispecchiamenti, la scultura viene calata ora in una nuova dimensione, non più, o meglio non solo quella tridimensionale già propria del fare scultoreo, ma una nuova spazialità virtuale che si genera a partire dall’opera stessa che diviene così soglia di una realtà altra.

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