Teatro e musica
per «Experimenta»

Il Laboratorio Teatro Officina di Urgnano ha varato il programma della prima parte della ventunesima edizione di Segnali-Experimenta, Festival internazionale del teatro di gruppo, che si tiene all'auditorium comunale del paese. Un cartellone che va dal 14 marzo al 18 aprile e che si avvale del sostegno dei Comuni di Urgnano e Verdello, della Provincia e della Regione, con il contributo di un pool di sponsor. L'ingresso agli spettacoli, tutti di sabato, costa 10 euro, si comincia sempre alle 21,30.

IL PROGRAMMA

14 marzo -
«Gymnasium» della compagnia Tecnologia Filosofica di Torino, di Stefano Botti e Aldo Torta, con Francesca Cinalli, Rebecca Rossetti, Stefano Botti, Renato Cravero, Aldo Torta; regia di Stefano Botti. «Gymnasium» è una palestra metaforica, un luogo di preparazione e di passaggio. Il focus della ricerca è diretto a indagare il pianeta giovanile: disorientamenti, turbamenti e trasformazioni legati allo sviluppo del corpo che si prepara, si mostra e si confronta in un periodo di continui cambiamenti e instabilità. Il corpo giovane, la relazione con esso e con i modelli estetici che ne condizionano il pensiero sono i temi affrontati nello spettacolo, ambientato in uno spogliatoio, luogo di passaggio, di sosta e di nudità. Un caleidoscopio di visioni, personaggi, suggestioni adolescenziali e non, legate al mondo dei fumetti, dei videogiochi, della tv e dello sport.

28 marzo -
«Beckett Box», del Teatro Persona di Roma, con Gianni Bonavera, Valentina Salerno e Marco Vergati; regia di Alessandro Serra. Un viaggio nella soffitta della memoria, o dei sogni, di Samuel Beckett. Lo spettacolo, vincitore del progetto «Beckett & Puppet», costruisce una partitura di gesti e situazioni beckettiane, nella quale interagiscono attori, oggetti e marionette, con una sensibilità quasi kantoriana. Ne deriva un'esperienza unica, suggestiva, che conduce nei meandri più segreti della memoria. Samuel Beckett senza parole: solo una casa-scatola nella quale giacciono, come in una soffitta polverosa, ricordi in forma di oggetti, fantasmi, gesti.

4 aprile -
«Claudio Rocchi Live - Pedra Mendalza & Songs», nell'ambito della Mostra mercato «Il pop-rock italiano negli anni '70» (dalle 17 alle 24). Una serata di dinema e canzoni con Claudio Rocchi, cantautore, polistrumentista, viaggiatore, conduttore radiofonico (Rai 1 e 2, Radio Milano Centrale, Radicali, Radio Dimensione Suono), direttore di una comunità Hare Krishna, scrittore, regista e «project manager» a Kathmandu in Nepal per l'Himalayan Broadcasting Company (HBC 94 fm), emittente-laboratorio mediatico di cultura creativa con magazine di rete. Quello che Rocchi presenta a Segnali è un recital visionario e psichedelico e giunge in un momento particolare: la ristampa dei suoi album «Viaggio» (Premio della Critica Musicale Italiana 1971, realizzato con Mauro Pagani) e «Volo magico N. 1» (suite di musica meditativa, con le chitarre di Alberto Camerini e Richy Belloni, vero manifesto del progressive rock italiano); l’uscita del suo primo libro «Le sorprese non amano annunciarsi: sono un gruppo rock di fanciulle, suonano nude e sono bellissime» e di «Pedra Mendalza», docu-fiction che l’artista milanese ha prodotto e diretto in Sardegna, in «prima» per la nostra provincia, a Urgnano.

18 aprile - «La casa di Bernarda Alba» della Piccola Compagnia della Magnolia si Torino, di Federico Garcia Lorca, con Giorgia Cerruti, Luisa Accorsero, Raffaella Tomellini, Noemi Scala, Claudia Martore, Valentina Tullio, Andrea Romeri; regia di Antonio Diaz-Florian. Una coproduzione Piccola Compagnia della Magnolia/Théâtre de l'Epée de Bois–Cartoucherie de Vincennes. È l’estremo capolavoro di García Lorca, completato nel giugno 1936. Prima di partire per l’ultimo viaggio, nel tentativo di raggiungere la sua famiglia a Granada, Lorca affidò all’amico Nadal le pagine del manoscritto, dicendogli: «Prendi questo, nel caso mi succedesse qualcosa». Il 18 agosto, catturato dai nazionalisti, il poeta trovò la morte davanti al plotone d’esecuzione. La Bernarda Alba di Antonio Dìaz-Floriàn è uno spettacolo di grande impatto emotivo e visivo, che chiama il pubblico a condividere con gli attori un rituale di morte fortemente evocativo; è una messa da requiem in cui la forza creativa di Lorca trova perfetta rispondenza nel travestimento grottesco cui sono sottoposte le attrici, costrette in una condizione fisica di nane tale da recitare in ginocchio. L’ispirazione deriva dalle Meninas di Velasquez e dalle figure terribili di Goya, in cui il dettaglio raccapricciante tocca vertici di purezza assoluta. La recitazione insistita, «barocca», la mimica facciale e il gesto vicini al gioco di maschera, il trucco straniante e i costumi contribuiscono a creare un’impressione di alterità e di devianza che è una condizione fisica ma soprattutto uno stato emotivo e un nodo tematico evocato da Lorca.

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