Urgnano, quattro domeniche
di teatro per le famiglie

«Quattro domeniche di teatro per genitori e figli». Così il Laboratorio Teatro Officina di Urgnano sottotitola la locandina di «Teatro in famiglia 2009». Si comincia l'8 marzo e si finisce il 5 aprile. Tutti gli spettacoli si tengono alle 16,30 all'auditorium comunale del paese e sono gratuiti.

IL PROGRAMMA

8 marzo - «L'isola dei sogni», del Teatro Fragile di Treviolo, con Sara Alborghetti, Sabina Ballerini, Giovanni Bertocchi, Francesca Busi, Luca Cammarata, Carlo D’Addato, Luisa Limonta, Franco Martinoni, Silvia Sonzogni e Pierangela Cattaneo Testo; regia di Carlo D’Addato. La storia di Rapa Nui da noi più conosciuta con il nome di Isola di Pasqua. Le vicende di un popolo di audaci navigatori che partono verso l'ignoto per colonizzare un'isola che si presenta come un paradiso terrestre e che, in pochi secoli, gli uomini saranno capaci di ridurre a un deserto. Un tema di riflessione che va a toccare alcune delle cose che più stanno a cuore dei bambini, come l’amore per gli animali e per il verde. Per raccontare questa vicenda in modo che sia godibile, i sette attori in scena alternano gag comiche, canti, coreografie e proiezioni, in modo da fornire qualche piccolo spunto di riflessione e tanto divertimento.

22 marzo -
«Martino il semino. Storia di un prato e dei suoi abitanti», del Laboratorio Teatro Officina di Urgnano, con Miriam Gotti, Gabriella Sicigliano ed Ettore Rodolfi; testo e regia di Gianfranco Bergamini. Martino, il semino, se ne sta sprofondato nella terra ed è tranquillo. Trascorre, là sotto, le sue giornate, passando il tempo a cullarsi in quel morbido e tiepido terriccio, fantasticando sul mondo che sta fuori. Lo immagina bello, pieno di tutti i colori dell’arcobaleno, con foglie, fiori e frutti dappertutto. Finché un bel giorno di febbraio decide di partire alla conquista della vera vita. Vuole diventare un germoglio verde e paffuto, magari un bel fiore giallo e, perché no, il più bel cetriolo in circolazione. Comincia così la sua scalata verso la superficie, tra sassi, pietre e altri mille ostacoli finché un grande spazio si spalanca davanti ai suoi occhi e scopre il «sopra»: il verde del prato, il blu del cielo, i mille colori dei fiori e gli abitanti di quel nuovo ambiente. Martino ha vinto la sua battaglia e una vita, fatta di odori e fragranze nuove, lo aspetta. Ora può chiacchiere con i mughetti e i gelsomini, dare baci alla sua amica farfalla e incontrare tantissimi simpatici amici.

29 marzo - «C'era una volta un albero. Fiaba ecologica per bambini», del Laboratorio Teatro Officina di Urgnano, con Gabriella Sicigliano e Ettore Rodolfi; testo e regia di Gianfranco Bergamini. Lo spettacolo narra di un bambino e di un albero: l’albero si innamora del bambino, il bambino si innamora dell’albero. Il bambino gioca con le sue fronde, si arrampica sul suo tronco, dondola sui suoi rami. L’albero gli offre le sue mele, lo ripara alla sua ombra. Il bambino cresce, diventa sempre più esigente e i suoi bisogni si fanno sempre più diversi; l’albero invece è sempre lì, immutabile e disponibile: gli dà le sue mele perché possa ricavarne denaro, gli dà i rami per costruire la sua casa e proteggere e riscaldare la sua famiglia, gli dà il tronco per soddisfare le sue esigenze di libertà. Felicità, tristezza, amore avrebbero potuto essere sentimenti vissuti allo stesso modo da un bambino e da un albero, poiché entrambi sono parte della natura. Ma gli equilibri sono stati alterati e l'amore incondizionato, la capacità di donare e di accettare l'altro in qualsiasi fase della sua vita sono rimaste prerogative di pochi: dei veri eroi del nostro tempo. «C’era una volta un albero» è un piccolo spettacolo in cui sono espressi grandi concetti come la generosità, la dedizione per gli altri e l’amore per la natura, in modo semplice ed efficace. Nella trasposizione scenica del Laboratorio Teatro Officina, liberamente ispirata a un breve e delicato racconto di Shel Silverstein, il linguaggio parlato è ridotto all’essenziale e la comunicazione è affidata all’animazione a vista di marionette in cartapesta e di simpatici animaletti di gomma, plastica e peluche, immersi nel magico mondo di un grande bosco.

5 aprile -
«Barbablù. Fiaba horror per ridere di paura», del Pandemonium Teatro Invito di Bergamo, liberamente ospirato all’omonima fiaba di Charles Perrault, di e con Albino Bignamini; scene e luci di Graziano Venturuzzo.«Con Barbablù scopriamo che della paura si può ridere e con la paura ci si può e ci si deve divertire», scrivono gli organizzatori nella nota introduttiva allo spettacolo. Albino Bignamini, novello Perrault, ci condurrà dentro una storia fantastica e piena di sorprese. Si inizia con un giro per Parigi, a cavallo, per seguire il corteggiamento che Barbablù farà alla bella Maria, la sua futura sposa. Poi, finalmente sposi, Maria e Barbablù entreranno nel Castello. Con le chiavi che Maria ha ricevuto in dono si apriranno tutte le porte e si scopriranno immensi e stupendi tesori: pavimenti dorati e soffitti tempestati di diamanti. C’è solo una porta che Barbablù non vuole che sia aperta. Riuscirà Maria a sconfiggere la propria curiosità e a rispettare la promessa fatta a Barbablù? Teatro di narrazione, basato sul potere evocativo della parola, sull'intreccio della storia e sull’immaginazione del pubblico, coadiuvati dalla suggestione delle luci.

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